La grotta dell'anima

Lake City (2)


© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservatiIntanto il ragazzotto tornò a parlare con gli amici, tutto pieno dell'aria civettuola della sua bimba. Un folto gruppo di giovanotti e ragazze si assiepava intorno il giardino-ingresso del bar Cagliostro. Altri sedevano attorno ai tavolini del giardino-ingresso. All'interno c'era poca folla. La giornata era troppo bella per viverla nelle sale interne del bar. Il bar Cagliostro era una palazzina con un unico piano superiore, il pianoterra e uno sgabuzzino che qualcuno al catasto si ostinava ad etichettare come cantina. Ultimo elemento, che faceva gran conto, era il giardino coperto da pergolato e cinto da un muretto di mattoni rossi. La delizia dell'estate. Il piano superiore era l'abitazione di Ottavio, il giovane proprietario del bar, della madre, la signora Cesira, e della sorella Angela. Alle abitazioni si accedeva grazie ad una scaletta esterna e ad un ascensore nascosti da un muretto gioia del suo geometra. Aveva salvato il bello stile fine ottocento di tutta la palazzina. Il bar occupava la zona centrale della piazza. Sembrava abbracciare il pellegrino esausto bisognoso di refrigerare le fauci spossate. Contemplava inoltre il lago che degradava placido verso l'azzurro cielo e le montagne circostanti. Alle spalle aveva il premiato stabilimento termale Don Siscaro. Il nome proveniva da Colosimo Siscaro, il cocciuto contadino nelle cui terre erano state scoperte le miracolose e sulfuree acque termali quando era sindaco don Francesco Saverio Clemenza. La storia era stata dissacratamente raccontata da un giovanotto del luogo, avvocato figlio di avvocato, che, con la scusa del passatempo dello scrittore, aveva messo alla berlina due simpatici cocciuti e narrato alcune storie d'amore, rivalità gelosie e bagattelle quotidiane varie. Il tutto con le risate, prima, dei due interessati, e rabbia e disappunto dopo, preoccupazione paterna e materna e grande ammirazione paterna e materna, curiosità e divertimento di amici, interesse dei compaesani -oggi concittadini- e spasimi d'ammirazione da parte della giovane e deliziosa donna Carmen. Poi felicemente impalmata e sposata (o sposata ed impalmata?). Inoltre aveva anche guadagnato un bel po' di lire. Tutto questo avveniva nel felice 1887. La palazzina e il bar Cagliostro, invece, vantavano la loro gloriosa fondazione nel lontano 1946.