La grotta dell'anima

Ferion-I Signori della guerra: "Nuovi tempi (3)"


© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservatiValesio parlava per tutti. Il Consiglio aveva decretato il restauro di tratti della via regia, voluta da Tissaferne il Cacciatore, la ristrutturazione di edifici della Kohumis, regione dell'Impero, e dalla sua capitale Ruscuro. Si riaprivano i traffici nella Triacontide, verso Eryma e il Guenci, prima nemici ora buoni alleati dopo le vittorie del Principe del Consiglio Appio. Si riaprivano i traffici con le tribù del Devi. Si riaprivano i traffici con la Tyrages, la cui famiglia regnante era sotto il controllo del Consiglio per merito di Appio. Inoltre venivano sanciti gli accordi di amicizia stretti con lo Stato di Shihxia e gli Ormachi. Erano le maggiori vittorie del Consiglio. Non c'era bisogno di un monarca per camminare avanti. Terminato il discorso Valesio procedette. I compagni lo seguivano. La folla si assiepò alle ali della piazza. A indicare l'inizio della piazza per chi entrava ed usciva c'erano "I Termini". Due grandi colonne scanalate indicavano che qui i principi dovevano sciogliersi e disperdersi pacificamente nella città. Se avessero avanzato in ordine compatto voleva dire che c'era qualcosa di molto grave in atto o una guerra civile da reprimere. Solo ai tempi dell'ultimo Tissaferne i principi avanzarono serrati oltre "I Termini". C'era da abbattere l'emissario del Gran Re e i suoi cavalieri, Ascletarione. Oggi i tempi erano molto diversi. Non c'era nulla in atto all'interno e all'esterno tutto era proficuo. Sul limitare dei "Termini" Valesio si fermò. Si abbracciarono, si strinsero le destre e si baciarono sulle guance. «Salve, amico mio», si dissero l'un l'altro. Lo schieramento si sciolse. Superarono "I Termini" pacificamente. Acclamazioni si levarono dalla folla festante.