La grotta dell'anima

Amrajj-La strage (4)


© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservatiVoci storpiate e deliranti di predicatori di strada. "Sembra che tutti i pazzi si siano riuniti in questo luogo", commentò il guerriero. "Io ho amato la mia Colenda, Madama Colenda, dal primo giorno in cui l'ho vista. Per me è la finestra aperta verso un mondo totalmente diverso dal mio, sia all'esterno che dentro me stessa. Mi ha sempre portato a galla emozioni, sensazioni e pensieri che ignoravo di avere. Conoscendola conosco me stessa. La voglio. La voglio sempre accanto a me". "Potrebbe finire", accennò lui. "Non da parte mia, mai!" Era stata così tenera in quel sussulto. "Goda quello che di buono e bello ha questa esperienza", decise di concludere Kahil. Tacquero per il resto del viaggio. Ad un tratto lasciarono quella massa informe di casupole e tende lacere e seguirono una via campestre, selciata. Sembrava intatta dai tanti sconvolgimenti che avevano toccato tutti. Alzarono lo sguardo verso il Castello di Nirdvandva. Grande, imponente, rutilante e corrusco, svettante con i suoi torrioni, imponente e saldo con le sue mura. Ripresero la via tradizionale, coperta da pietre ben lastricate. Trovarono degli armati. Il capitano della truppa era un sottoposto di Kahil. Jiguptas si limitò ad annuire leggermente al suo superiore. Oriele e Kahil superarono la schiera. Entrarono per una posterla aperta. Intorno c'erano almeno una decina di uomini. I due entrarono nel castello di Nirdvandva. Al centro imperava possente il palazzo reale, cinto da muraglioni, torri, fortini e terrapieni fortificati.