La grotta dell'anima

Lake City (7)


© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservati"Che palle!" "A chi lo dici". "Questo è un paese di morti". "A chi lo dici". Sprofondati sulle panchine di legno, con i cappelli con visiera schiacciati sulle solide teste dure, mai tolti, forse nemmeno quando stavano a letto. Avvolti nei giubbotti comprati da chissà quale fantasioso rivenditore di rigattieri, stringevano nelle destre, fedelmente, le loro bottiglie di birra. Lello e Girolamo fissavano il paesaggio davanti a loro. L'uno con gli occhi sempre spiritati, l'altro con gli occhi vitrei. Intorno a loro scorreva la vita domenicale di Sondrocotto. Molti, reduci dalla messa, si attardavano a parlare del più e del meno. Altri si avviavano verso il bar Cagliostro e le terme Don Siscaro. Altri affollavano le vie del porticciolo. Alla loro destra vedevano, ma forse non capivano, l'azzurro del lago di Sondrocotto. Piccole imbarcazioni si muovevano veloci per un tratto del lago. Altri si divertivano a pescare. Avevano visto la biondina nuova, l'americana, avviarsi verso il boschetto dei ciliegi e qualche minuto dopo Martino la seguiva. Che bravi, forse se l'intendevano! Loro, invece, sedevano sulle panchine del giardino comunale, rivolti verso il Cagliostro, con alla destra il lago, alla sinistra il vecchio comune, alle loro spalle la via che portava al palazzo Santagata. Videro anche l'americano. Era un tipo atletico, vestito in un completo blu. "Quanto costerà? Ci possiamo spaccare una vita sana, ma i soldi per quel vestito e quella moglie e quella figa di figlia non ce li vediamo nemmeno col binocolo", sbottò Girolamo. "A chi lo dici", singhiozzò Lello.