La grotta dell'anima

La spada e le maschere - La dama di Esen (6)


© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservatiIl gran cancelliere li introdusse in un vasto giardino, recintato da mura con portici e sale che vi affacciavano. Entro certi limiti ricordava il modello in miniatura del giardino pensile che avevano attraversato poco prima. Porfirio li condusse attraverso il giardino, fino ad una costruzione cinta da un portico con abside. L'ingresso era aperto e s'intravedevano degli uomini armati. Un soldato rivestito di un'armatura a scaglie si fece avanti. Porfirio gli sorrise. "Prego, seguitemi, gran cancelliere e voi, ospiti". Si voltò, facendo svolazzare il mantello bianco. "Chi è quel tipo?", chiese incuriosito Roberto. "È Carietto, comandante della guardia del corpo di sua maestà, è noto per la sua ferocia in guerra", rispose Giacomo, procedendo dietro il gran cancelliere. Roberto fece spallucce, mentre Toro Nero restava indifferente all'informazione. Entrarono. Una sala dal pavimento di marmo, con colonne sottili terminanti in ricchi capitelli scolpiti con motivi floreali, affreschi con l'azzurro del mare, i colori dei fiori e dei prati investiti dalla luce dell'alba, li accolse. Dodici soldati in armature a scaglie, con spade a doppio taglio al fianco e mantelli bianchi formavano un cerchio intorno al re e ad una giovane dama che sedeva di fronte a lui. Il cerchio si aprì all'improvviso. Il gran cancelliere fece un cenno col capo a Giacomo. Il giovane s'inginocchiò, imitato dai compagni. Il re si levò in piedi insieme con la splendida dama. "Alzatevi, signori, siete stati molto utili al reame!" I tre si levarono in piedi. "I nemici dello Stato sono morti e di questo vi sono grato. Avrete i vostri premi e terreni da possedere". Si rivolse alla ragazza che gli era accanto. "Mia cara, ti presento i tre guerrieri e miei giustizieri di cui ti ho parlato, Giacomo di Sante, Roberto Monforte e Raoul Tauro. Signori, vi presento la nobile Mirna Sophoumena, despoina di Esen ..." Gli occhi cerulei guardarono oltre i tre guerrieri. Una risata d'allegria cristallina animò la volta dell'edificio. "E la sua splendida sorella, Sofia Sophoumena di Esen, con la mia amata figlia e la sua cara compagna". Roberto vide venire avanti la splendida ragazza bionda dalla pelle d'ambra. I loro sguardi s'incrociarono per un breve istante ancora. Con lei c'erano altre due ragazze, che Giacomo riconobbe subito: una era Lucrezia Eliades, figlia sedicenne del re, l'altra era una fanciulla dai capelli ricci e corvini, nota come Irene Corvina, famosa già per le sue intemperanze e libertà, intellettuali e amorose.