Feritóia

Vado giù


Vado giù, così usiamo dire noi emigranti meridionali quando torniamo alla nostra terra per le vacanze.“Vado giù per Pasqua”.Non assisto alle celebrazioni pasquali (più che altro a me sembrano riti pagani, ma tant’è) da almeno sette anni.I mio paesotto sembra risvegliarsi in quella settimana.La domenica delle palme le chiese sono gremite per la benedizione dei rametti d’ulivo e delle palme, per l’appunto.I piazzali antistanti le chiese infatti sono invasi da un nutrito stuolo di fedeli (?) ben vestiti che a spintoni cercano la tanto anelata benedizione, mentre i più piccoli scivolano tra i corpi dei fedeli adulti, guadagnando la prima fila davanti ad un parroco che eccezionalmente è benevolo e sorridente.I giorni successivi ci si prepara al religioso ed annunciato lutto: c’è chi digiuna dal cibo, chi dal gioco d’azzardo, chi dallo spaccio di coca ed in quei giorni ci si redime nella prospettiva di poter ricominciare una settimana dopo con l’anima pura e capace. Arriva il venerdì e di solito piove o è nuvoloso.In paesi così permeati dal senso della fede questo fenomeno è considerato un segno del signore.(Però guai a dire che forse è un segno del dio sole, blasfemia!!)Inizia una appassionata processione che si diparte dal duomo in una faticosissima salita, accompagnata da arrangiamenti funebri e visi mesti di dolore e termina sul promontorio adiacente il cimitero.La statua del cristo viene issata e lasciata lì alle intemperie fino alla famigerata domenica mattina, e si dice che in quei due giorni, ogni anno da sempre, il vento spiri più forte del normale, tanto da costringere alcuni baldi uomini a vegliare sulla stabilità della statua.La domenica mattina (Cristo non è ancora risorto, si badi bene), dalle 11.00 circa il paese si gonfia fino allo spasimo di fedeli che approfittano di tale occasione per rendere omaggio a dio ed alle griffe della moda in giri di valzer e saluti (falsi, aggiungerei, ma è una mia personale opinione) calorosi. Questo per circa 3/4 ore.Sì, 3 o 4 ore, perché nel frattempo c’è un rigidissimo rito da seguire, che vuole che per le chiese di paese (e nel mio paesotto ce ne sono davvero tante) sfilino i santi rappresentati da gonfaloni.Anche io mi trovo coinvolta in questo profluvio di sorrisi e saluti e la cosa mi ha sempre messa molto a disagio per diversi motivi che non sto a descrivere nel dettaglio.Arriva finalmente il momento tanto atteso: la madonna, avvisata da san michele sulla resurrezione di cristo, si libera del velo del lutto e corre intorno al figlio ritrovato.In quei minuti, la banda accompagna i movimenti delle statue coinvolte in questo rito fino al loro incontro caratterizzato da una sostenuta ed allegra marcia. La madre si inchina per tre volte ai piedi del figlio risorto e lì scoppia l’entusiasmo del paese che sembra gonfiarsi come per voler eliminare i confini urbani delimitati da negozi e marciapiedi.Tutto finisce intorno alle 15.00 circa, ognuno ritorna alla propria dimore con lo stomaco brontolante di fame ed il paese ricade nella consueta indolenza, per almeno un altro anno.Non mi piace la pasqua.Non mi piace la religiosità traboccante di quei giorni, come se tutte le puttanate combinate fino al giorno prima potessero essere condonate in un paio di mani giunte davanti ad una statua.Non mi piace il saluto pasquale, così pieno di enfasi e buonismo e auguri e auspici.Non mi piace vedere persone, con le quali ho deciso di non avere rapporti nemmeno superficialmente, venirmi incontro fasciati dai loro abitini costosi o quanto meno appariscenti, vestiti di un sorrisone ed un’espressione fintamente alterata per non essermi mai fatta sentire negli ultimi sette anni.Porca troia, ci sarà un maledetto motivo, no?Eppure.Ci sono 30 secondi in cui il frastuono degli applausi, le note della marcia pasquale e il gesto di una madre che accoglie il figlio che credeva perduto, ecco, in quel mezzo minuto, INEVITABILMENTE, piango.Il cuore mi fa male, la gola mi fa male.E  piango una decina di lacrime.