Creato da croce_delizia77 il 09/02/2009
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Lettera aperta

Post n°41 pubblicato il 13 Novembre 2011 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Ieri sera, dopo 17 anni di dedizione e prostrazione per la causa nazionale, ci lascia un piccolo grande piccolo uomo (non è una ripetizione casuale, n.d.r.).
Decide di dimettersi perché l’Italia non è pronta per un superuomo come lui, non riesce a stare al suo passo, questa Italia bacchettona e culona come la Merkel, questa Italia comunista e vecchia che non riesce a capire che chi è felice e soddisfatto di sé può rendere felici anche gli altri.
E allora perché lui non può ambire alla propria felicità personale, se questo serve a sorridere al suo prossimo e a prodigarsi per la felicità altrui? Siamo tutti bravi a parlar di numeri, di soglia di povertà, dello spread e della crisi nazionale, ma chi pensa ai rapporti interpersonali?
Lui è sempre stato disponibile ad offrire i suoi servizi, non ha mai negato una pacca sul culo a nessuno, un paio di corna qua, un dito medio di là, per sdrammatizzare l’atmosfera che si faceva pesante.
In tutti questi anni abbiamo sempre pensato alla situazione economico-finanziaria del nostro Paese, ma chi siamo noi per arrogarci a professoroni? Lasciamo f(reg)are a chi sa f(reg)are e ringraziamo il cielo di aver avuto la possibilità di essere deliziati da cotanta allegria, gioia di vivere, tutte le feste, gli imbarazzanti ma voluti interventi in tutti i vari G… (punti femminili compresi).
Sarà molto triste d'ora in poi per tutti i politici internazionali partecipare ad importanti appuntamenti sapendo che il giullare si è tolto il cappello ed il trucco.
Ieri sera si è chiusa tristemente una lunga e divertente pagina della storia italiana che meritava un momento di riflessione compita e greve, al contrario di quanto è successo davanti al Quirinale.
Dal canto mio, voglio chiudere con una significativa frase che il cavaliere ha rivolto all’indirizzo dell’allora Papa Karol Vojtila:

“Cara Santità, Lei è come il Milan: entrambi siete andati in trasferta, fuori Paese, ed entrambi avete portato nel mondo un’idea vincente, perché si sa che Dio è un’idea vincente”

Ad maiora, Silvio.

 
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Il momento felice (perfetto).

Post n°40 pubblicato il 23 Ottobre 2011 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Ci si lascia condizionare, inevitabilmente, da fattori esterni per la soddisfazione di uno stato umorale che risente positivamente di un particolare odore, di una canzone, di un’immagine che ti si paventa davanti e che magari non ti aspettavi.

Oggi ho scoperto come esista, nella vita di ognuno di noi, un momento perfetto in cui la felicità si presenta con tanto di stretta di mano e biglietto da visita.

Succede che nella solitudine di una domenica pomeriggio, per esempio, decidi di ascoltare quei brani musicali (brani musicali, si dice ancora così?) che non sentivi da un pezzo. E decidi di prenotare l’ingresso in quel museo che volevi visitare da una vita insieme alle tue amiche. E magari ti viene in mente di accendere una candela profumata all’arancia (zagara, in realtà) che ti riporta esattamente a quelle campagne.
Apri una valigia, apri l’armadio e pensi a cosa portare con te: un buon libro, buona musica, biglietti, è ancora presto ma non riesci a fermarti. E mentre rovisti tra i cassetti ti capita una spazzola sotto mano, che non esiti ad impugnare a guisa di microfono e calchi un improbabile palcoscenico cantando tutte le canzoni della tua vita.

Ti guardi allo specchio, non ti piaci un granché, ma chissenefrega, hai tutto.

Hai tutto.

E bevi una birra fredda nonostante il freddo, chè tanto senti caldo, accendi una bionda, la musica và e attendi quel libro che promette di farti felice.

Quante probabilità c’erano,  questo pomeriggio, di vivere il momento perfetto in cui il cuore trabocca di felicità, senza alcun senso di colpa?
Poche, pochissime, in effetti.
Una perfetta equazione matematica, che coniuga le cose giuste e i momenti giusti nella situazione ideale, senza dubbio in una predisposizione emotiva ottimale.

Domani ci si veste di lavoro, impegni, spesa, bollette.
Domani.
Oggi, domenica, me la godo.

 
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Pallori

Post n°39 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Invidio chi si lascia lacerare.

Chi subisce la sofferenza lungamente,

disperatamente.

Invidio chi perde lacrime d’amore

sul cuscino scomodo di una, mille notti insonni.

Sto bene, da troppo tempo.

Ed è insopportabile.

Io volo in superficie, a pelo d’acqua.

Mi trattengo un piede più in alto,

dimenticando, soprassedendo.

Evoco

dunque

un colpo duro, secco

che mi ferisca di dolore.

Di lacrime.

E vita.

 
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Utopie?

Post n°38 pubblicato il 02 Luglio 2011 da croce_delizia77

Perchè, alla fine, se hai un paio di buone amiche ed un paio di birre in frigo, puoi permetterti di essere felice.

A presto, bimbe.

 
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L'amore che non vuole

Post n°37 pubblicato il 19 Giugno 2011 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Risalgo, goccia dopo goccia
tra le perle scomposte dell’olio
su una pelle calda di sole
e annoiata di mondo.

E scivolo un sorriso lento
leggero,
stonato su un silenzio imposto,
categorico,
troppo lungo.

Eppure rimango
tra le note di questa nenia,
lamento di una vita che non ti aspettavi,
liquida su questa terra rossa
che non lascia traccia di te.

O di me.

 
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Senonsorridononsignificachenonmidiverto.

Post n°36 pubblicato il 12 Giugno 2011 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77


Ci si veste di sorrisi per ogni occasione.
Presi in prestito da un’amica fin troppo felice
o rispolverati dall’armadio di casa.
Succede
delle volte
che non (mi) sia naturale sorridere.
Succede
delle volte
che strozzo il sorriso intorno ad un’ardente bionda.

E ci sparisco dentro.

Sorridendo, nel fumo.

 
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- Slut

Post n°35 pubblicato il 01 Maggio 2011 da croce_delizia77

Sono piena.
Tanto piena che sarebbe inappropriato volere altro.
Un altro.

Eppure.

 

 

 

 
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Sine titulo, per carità.

Post n°34 pubblicato il 22 Aprile 2011 da croce_delizia77

Cos’è l’emozione?

Il tocco della mano fredda su una fronte febbricitante.
E’ la parola “fine” nella penultima pagina di un buon libro.
E’ il momento  - sono tua – respirato di una notte.

Vado, adesso.

Ad emozionarmi.

 
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- Della vita delle streghe

Post n°33 pubblicato il 18 Aprile 2011 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Devo condurre una vita sana, avere pensieri gioiosi, ridere di più, amare serenamente, volermi bene.

Sì.

E allora faccio tapis roulant per 40 minuti, al termine dei quali, ancora sudata, mi verso mezzo bicchiere di vino rosso e bacio la mia bionda.

E allora chiudo una storia d'amore che non funziona per poi cercare (o trovare) l'amore malato.

E allora vado a letto alle 22.00 per poi rimanere alzata fino alle 3.00 a vomitare deliri notturni.

Probabilmente non sono fatta per una vita virtuosa.
Probabilmente ci sono persone che hanno una particolare predisposizione per il vizio.
Probabilmente dovrei solo smettere di insegnare a me stessa filosofie salutiste per il corpo e per l'anima.

Perchè forse (ma forse) il piacere personale ha un prezzo valore più prezioso di tutte le menate sull'alta qualità della vita.

La mia vita ha una qualità elevatissssssima.

 
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Vado giù

Post n°32 pubblicato il 17 Aprile 2011 da croce_delizia77

Vado giù, così usiamo dire noi emigranti meridionali quando torniamo alla nostra terra per le vacanze.

“Vado giù per Pasqua”.

Non assisto alle celebrazioni pasquali (più che altro a me sembrano riti pagani, ma tant’è) da almeno sette anni.
I mio paesotto sembra risvegliarsi in quella settimana.
La domenica delle palme le chiese sono gremite per la benedizione dei rametti d’ulivo e delle palme, per l’appunto.
I piazzali antistanti le chiese infatti sono invasi da un nutrito stuolo di fedeli (?) ben vestiti che a spintoni cercano la tanto anelata benedizione, mentre i più piccoli scivolano tra i corpi dei fedeli adulti, guadagnando la prima fila davanti ad un parroco che eccezionalmente è benevolo e sorridente.

I giorni successivi ci si prepara al religioso ed annunciato lutto: c’è chi digiuna dal cibo, chi dal gioco d’azzardo, chi dallo spaccio di coca ed in quei giorni ci si redime nella prospettiva di poter ricominciare una settimana dopo con l’anima pura e capace.
Arriva il venerdì e di solito piove o è nuvoloso.
In paesi così permeati dal senso della fede questo fenomeno è considerato un segno del signore.

(Però guai a dire che forse è un segno del dio sole, blasfemia!!)

Inizia una appassionata processione che si diparte dal duomo in una faticosissima salita, accompagnata da arrangiamenti funebri e visi mesti di dolore e termina sul promontorio adiacente il cimitero.
La statua del cristo viene issata e lasciata lì alle intemperie fino alla famigerata domenica mattina, e si dice che in quei due giorni, ogni anno da sempre, il vento spiri più forte del normale, tanto da costringere alcuni baldi uomini a vegliare sulla stabilità della statua.

La domenica mattina (Cristo non è ancora risorto, si badi bene), dalle 11.00 circa il paese si gonfia fino allo spasimo di fedeli che approfittano di tale occasione per rendere omaggio a dio ed alle griffe della moda in giri di valzer e saluti (falsi, aggiungerei, ma è una mia personale opinione) calorosi. Questo per circa 3/4 ore.

Sì, 3 o 4 ore, perché nel frattempo c’è un rigidissimo rito da seguire, che vuole che per le chiese di paese (e nel mio paesotto ce ne sono davvero tante) sfilino i santi rappresentati da gonfaloni.

Anche io mi trovo coinvolta in questo profluvio di sorrisi e saluti e la cosa mi ha sempre messa molto a disagio per diversi motivi che non sto a descrivere nel dettaglio.
Arriva finalmente il momento tanto atteso: la madonna, avvisata da san michele sulla resurrezione di cristo, si libera del velo del lutto e corre intorno al figlio ritrovato.
In quei minuti, la banda accompagna i movimenti delle statue coinvolte in questo rito fino al loro incontro caratterizzato da una sostenuta ed allegra marcia. La madre si inchina per tre volte ai piedi del figlio risorto e lì scoppia l’entusiasmo del paese che sembra gonfiarsi come per voler eliminare i confini urbani delimitati da negozi e marciapiedi.

Tutto finisce intorno alle 15.00 circa, ognuno ritorna alla propria dimore con lo stomaco brontolante di fame ed il paese ricade nella consueta indolenza, per almeno un altro anno.

Non mi piace la pasqua.
Non mi piace la religiosità traboccante di quei giorni, come se tutte le puttanate combinate fino al giorno prima potessero essere condonate in un paio di mani giunte davanti ad una statua.
Non mi piace il saluto pasquale, così pieno di enfasi e buonismo e auguri e auspici.
Non mi piace vedere persone, con le quali ho deciso di non avere rapporti nemmeno superficialmente, venirmi incontro fasciati dai loro abitini costosi o quanto meno appariscenti, vestiti di un sorrisone ed un’espressione fintamente alterata per non essermi mai fatta sentire negli ultimi sette anni.

Porca troia, ci sarà un maledetto motivo, no?

Eppure.
Ci sono 30 secondi in cui il frastuono degli applausi, le note della marcia pasquale e il gesto di una madre che accoglie il figlio che credeva perduto, ecco, in quel mezzo minuto, INEVITABILMENTE, piango.
Il cuore mi fa male, la gola mi fa male.
E  piango una decina di lacrime.

 

 
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