Forse una fiamma

Post N° 8


CANDOMBLELa religione affrobrasilianaCandomblé è il nome dato in Brasile alla religione originatasi in questo paese dal sincretismo tra le culture e tradizioni proprie delle popolazioni provenienti dall'Africa Occidentale e deportate nel Nuovo Mondo durante il periodo schiavista.  Tra i vari aspetti di queste culture, un ruolo importante spetta al culto agli Orixás (detti anche Santos,"santi"), divinitá assimilabili alle forze della natura come l'acqua, il vento, la vegetazione, il fuoco, i quali partecipano della vita dell'essere umano e lo accompagnano in ogni singolo momento della sua esistenza.  A costo di grandi sacrifici, lottando contro le persecuzioni e i pregiudizi, gli africani e i loro discendenti hanno potuto conservare in terra brasiliana le proprie tradizioni, preservando fino al giorno d'oggi questa cultura che attualmente non è più appannaggio esclusivo della popolazione nera e conta infatti fedeli, studiosi e appassionati di ogni origine ed estrazione sociale, tanto in Brasile come in Europa.  Le comunità di Candomblé, vere e proprie famiglie spirituali organizzate intorno alla figura del "capo famiglia", Mãe-de-santo o Pai-de-santo, "Madre o Padre-nel-Santo", hanno come obiettivo principale quello di mantenere e sviluppare l' axé: la forza sacra invisibile che permea ogni aspetto della nostra vita rendendone possibile l'esistenza.  La filosofia di vita del Candomblé, i suoi codici, le prescrizioni, gli atti rituali, tutto l'insieme di questa tradizione millenaria tramandata oralmente di generazione in generazione grazie al potere della parola, ha quindi lo scopo di trasmettere e rafforzare questa energia rendendo così possibile la costante e armoniosa unione e comunicazione tra l'uomo e il divino.  Il rapporto con il Sacro è fatto di reciprocità: attraverso l'azione rituale (canti, danze, cibi ecc...) l'uomo accresce l' axé del proprio Orixá, contribuendo attivamente allo sviluppo della propria energia, che si manifesta praticamente nella qualità della vita di ogni giorno.  Possedere  axé significa, in generale, essere in armonia con il mondo, avere consapevolezza e rispetto per ciò che si è, il che consente di godere della pienezza della vita.Il cultore di Candomblé percepisce e vive il profondo rapporto con l' Orixá in modo costante, minuto per minuto, ed è forse in ciò che principalmente risiede il fascino che questa cultura esercita su noi occidentali: il fatto che il sacro partecipi del nostro quotidiano, che non sia considerato qualcosa di trascendente, lontano e separato, ma una forza che interviene attivamente nella vita dell'uomo, conferendogli forza ed energia e aiutandolo concretamente nel conseguimento dei propri obiettiviAttraverso il  jogo-de-búzios - lancio dei cauri (conchiglie consacrate a tale scopo), persone iniziate e appositamente preparate a questa pratica possono "leggere" quali energie attorniano la persona che si sottopone alla divinazione.  Premettendo che ogni individuo, al momento della nascita, si "affida" ad una sorta di Angelo Custode, l'ORIXÁ, che guida ogni passo della sua vita, è proprio facendo ricorso alla divinazione che è possibile risalire al proprio Orixá di appartenenza, il che si traduce in pratica nella conoscenza degli archetipi del nostro temperamento e in una migliore comprensione di pregi e difetti della propria personalità, influenzata appunto dall'Orixá.   Inoltre, conoscere le energie che attorniano la nostra vita ci permette di incrementarle, se di connotazione positiva, oppure di allontanarle o addirittura "sostituirle", se esse sono di connotazione negativa.   Queste energie (Odú in lingua Yoruba, la lingua africana del Candomblé) sono infatti mutevoli e, a differenza dell'Orixá, sono "manipolabili" o "gestibili", naturalmente attraverso particolari interventi che solo persone preparate e qualificate sono in grado di effettuare.   Scopo finale della divinazione è quindi quello di mantenere, ristabilire e/o trovare il giusto equilibrio tra la vita materiale e quella spirituale in una armonia che dia forza, benessere e gioia di vivere.I candomblé sono caratterizzati dalla vivacità delle loro feste. Il suono dei tamburi che pervade l'albeggiare. Le danze e i ritmi cadenzati. Le evoluzioni al suono degli atabaques e degli agogôs. I movimenti e le piroette vertiginose dei ballerini, le esuberanti coreografie, esotiche nella loro combinazione di movimenti, suoni e colori.Questo aspetto si impone a tal punto che siamo a volte portati a dimenticare il prosaico lavoro che costituisce la quotidianità dei culti afro-brasiliani.   Agli occhi di persone abituate a forme più contenute di pietas sembrerà, sempre, poco credibile che si tratti, nella fattispecie, di manifestazioni liturgiche degne di tal nome.Le critiche al riguardo sono antiche e si ripetono da molto tempo. I "tranquilli cittadini", la "gente perbene" hanno il sonno lieve e tendono, sempre, ad essere infastiditi da queste manifestazioni. Mal sopportano queste voci d'Africa, impertinenti promemoria di una eterogeneità che oltrepassa tutti i domini, fisici, intellettuali (culturali), affettivi, sociali e, soprattutto, religiosi (si legga morali). I più infastiditi mormorano.A volte chiamano la polizia, oggi come ai tempi di Nina Rodrigues.   La prospettiva malevola è il risultato di una visione di chi parla in terza persona. Chi va ai candomblé, invece, vede qualcos'altro.Sarebbe sufficiente che chi critica assistesse a una di quelle grandi feste pubbliche che sono le saídas-de-iaô. Vedrebbe il povo-de-santo parlare di se stesso in prima persona. Assisterebbe a un evento umano paradigmatico. Forse non arriverebbe a comprendere pienamente i significati e le implicazioni di questa storia del candomblé, sul candomblé e per il candomblé, rappresentata di fronte a sé. Tuttavia, non potrebbe non avvertire la profonda impressione causata dalla ricercatezza e dallo splendore di questa liturgia. Potrà dimenticare i dettagli del rituale, ma saprà, da quel momento in poi, come si festeggia nel candomblé la nascita di un nuovo filho-de-santo. E, forse, avrà il desiderio di sapere cosa esattamente significa la cerimonia dell'orúko. Quando accadrà questo, sarà pronto ad intraprendere una etnografia.