OSTERIA..

Te lo chiedo sotto la pioggia: Italia, promettimi che resterai per sempre unita!!


Metti un pomeriggio nuvoloso, dove esci prima dalla facoltà per arrivare alla biblioteca comunale (dove ti dovrebbe aspettare un collega), metti che poi l'autobus per poco non ti lascia a piedi, metti che arrivato in biblioteca ti chiedono di politica speranzose in te
persone quasi tre volte più grandi. La biblioteca chiude, e decidi di fare una passeggiata sul Corso. Finalmente un po’ di relax.. La cosa che noto subito, con una certa (chiamiamola) fortuna, è che nessuno ti conosce, questo dopo aver passato una giornata a stringere mani di questo e di quello. Inizi a pensare al più e al meno, a quel progetto di cui ti han parlato poco prima, alla telefonata di ieri ricevuta da una ragazza che, a distanza di cinque anni dice che ancora sta pensando a me e che è già diventata sposa e mamma, nel mentre ricevi un messaggio con una richiesta: "Ti posso chiamare? Voglio sentire te mentre fai le imitazioni..". Eheh, la risata scatta subito, intanto sei davanti una libreria, ci passo più tardi però, adesso no, voglio stare solo col mio Corso. Tì, tì, tì, arrivano le prime gocce di pioggia, io l'ombrello ce l'ho ma non lo apro, voglio sentire la pioggia cadere su di me, pensare che oggi libero.it ha messo un mio post in homepage, voglio pensare che questa probabilmente sarà l'ultima vera passeggiata sul mio Corso Garibaldi prima di iniziare la tesi (speriamo), ovviamente con l'asterisco, perché spero sempre che una ragazza accetti il mio invito ad uscire con lei.. Intanto la pioggia scende piano piano, e mi chiedo dove sarà mai, che starà facendo. Lei, che ha messo ko un ragazzo come me, con 2100 amicizie su facebook divise in una quindicina di liste, di cui due sole aperte quando mi collego, un totale di una trentina di contatti, altrimenti dovrei trasformare fb nel mio lavoro. Intanto la pioggia aumenta, e a me piace sentirmela addosso. Sciagurato, penserà qualcuno, l'avrei detto anch'io ai miei figli. Mi sento i capelli bagnati, ma l’emozione che ti dà una passeggiata sotto la pioggia a poche altre cose potrai paragonarla. Passeggio, passeggio, incontro un amico, l’unico che ho salutato
nel frattempo, e mentre la banda suona per festeggiare la festa in corso mi viene da pensare. Cosa? Beh, cosa. Io non c’ero 150 anni fa, e quindi senza libri non posso avere idea di cosa sia successo all’epoca. So solo che in molti festeggiano, in molti no. So solo che, a prescindere di quel che dico o scrivo, verrò apprezzato o insultato da una parte o dall’altra. So solo che, non conoscendo la serietà dell’autore del libro, difficilmente potrò rivivere la realtà di quei tempi, ed è per questo che non mi piace la storia, perché a mio avviso è un’interpretazione di quello che è stato un bicchiere riempito a metà, c’è chi lo vede mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto, così da dividere in due anche l’intera popolazione italiana, c’è chi festeggerà, c’è chi no. E io allora sto per i fatti miei, pazienza, o per lo meno non esprimo un mio giudizio, lo tengo per me regalandolo a pochi intimi. Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre. E così, qualcuno festeggerà questi 150 anni dell’Unità d’Italia, qualche altro ha già messo la foto sul profilo con l’indicazione che non festeggerà. Io starò a casa, perché domani sarà tutto chiuso, facoltà e biblioteca. Ma l’Unità d’Italia celebrerà le sue 150 primavere, sia se festeggio sia se non lo faccio. Allora tanti auguri, mia cara Italia.. Io ti conosco da poco, ma spero resterai per sempre unita.Alessandro Marcianò, autore del blog "Osteria... del vecchio pazzo"