OSTERIA..

Quella domanda è diventata il mio peggior incubo..


 Quella domanda è diventata il mio incubo. Una domanda che non m’ha preso alla sprovvista ma che, assieme ad altre domande, è diventata il mio incubo. Che succede? Non lo so, ma credo d’immaginare qualcosa. Ad un certo punto il mondo ha iniziato a girare più velocemente, così con lui pure io.  Non so se ero pronto, ma
qualcosa doveva cambiare in quel ritmo, questo è vero. Un cambiamento che da solo forse non sarei mai riuscito a mettere in pratica, e così il destino m’ha teso la sfida. Non ho mai rifiutato le sfide, non sono il classico tipo senza palle ma, come Fiorello, ho bisogno di una spalla. E finché la spalla non si realizza, io non entro in scena. E’ pur vero che bisogna stare attenti a chi fa da spalla. Il destino m’ha teso la sfida, quello stesso destino che mi ha portato fin qui. Mi ero arreso, ho passato notti insonni, alla fine ho deciso che quella sfida andava persa, anche se è stato più un momento di crisi che una decisione presa, e di questo ne sono sicuro, ho le prove: non sono passate ventiquattro ore, e il destino mi ha ridato la racchetta in mano: “Torna a giocare, cretino”. Lì mi son reso conto che forse mi sbagliavo, avevo bisogno di un qualcosa che mi mettesse alla prova, e quindi ho capito del mio passaggio a vuoto, facendomi na risata e prendendomi  in giro da solo. Dotato di santa pazienza, ero abituato a menare contro una porta per cercare di aprirla. Di colpo si è aperta, ma prima che mi avvicinassi con la spalla. Da allora giro a vuoto, quasi come su una barca col mare in tempesta. Quella che Danilo m’ha fatto è una domanda alla quale non so dare più una risposta. Ho aspettato tanto certi momenti, osservato in questo tempo ogni minima sua parte, avuto pazienza, cosa che mai ho fatto prima. Mi vien da ridere quando il solito cretino della facoltà, della serie basta che respirano, mi trovò sul suo profilo. Un complimento fece, gli risposi: “Stai attento a come parli che per la prima volta potrei pestare a sangue qualcuno”. Mi guardò stupito, in quel momento ho capito che ero geloso. Già, di lei, mai il mio fiato rimase dentro di me così a lungo prima d’incrociare il Suo sguardo. E così, smentisco le persone che dicono che gli uomini non son più quelli di una volta, perché più di cinquecento notti già mi sono innamorato di una bocca appena aperta, di un respiro senza fiato. Ti cherzo donare su sambene, ti cherzo leare, oh… Ti cherzo donare su sambene, Ti cherzo ninnare, oh… E magari prima di portarla in Georgia, vorrei chiederle veramente qual è il nome che pronunci piano prima di dormire, o chiederle se sente questo canto, o forse dorme già. Già, può darsi, mentre il mio telefono canta “Tuborg solo tu..”, ma non è lei, bensì una ragazza che troppo tardi si è resa conto del mio valore, ammesso valga qualcosa. Sembra una moda questa, ma del passato a me non interessa nulla. E così approfitto per dare delle informazioni ad altre ragazze, che magari fanno battutine del tipo: “Ah, i maschi, tutti uguali. Appena vedono qualcosa che non va cambiano discorso, non hanno le palle per affrontare la realtà”. La colpa non è dell’essere maschile, la colpa è di quella poverina che, in tutto questo tempo, non si è resa conto che aveva a che fare con una femminuccia. I veri uomini ci stanno ancora, se non li avete trovati è colpa vostra.Alessandro Marcianò, autore del blog "Osteria... del vecchio pazzo"