OSTERIA..

A bagnomaria


Una volta c’era gente che riuscivo a farla ridere solo con uno sguardo. Adesso devo essere onesto, non è più proprio così. Forse questo mio attaccamento alla comicità è
nato quand’ero piccolino, timido da non dire una parola neanche sotto tortura, e figlio unico, non proprio una situazione ideale. Negli anni della mia timidezza, però, ho quasi studiato certi comportamenti: se vuoi entrare nel cuore di una persona, sia come amico sia come qualcosa in più, devi farla ridere. Far ridere mette a proprio agio chi ti sta davanti, è un biglietto da visita che nulla ha a che fare con curriculum o voti in pagella. Soprattutto avvicina due persone. Se fai ridere oggi, domani verranno a cercarti, perché sanno già che gli strapperai un sorriso. E succedeva proprio così con alcuni miei zii e con altri amici. Magari succede anche oggi. Ricordo anche di un ragazzino che, una volta fatto ridere, mi aveva quasi preso ad esempio, imitandomi anche la camminata! Da un lato è bello fare ridere, dall’altro il vero comico, che mai è volgare a differenza di tanti presunti tali, ha rispetto per chi gli è davanti. E così diventa difficile, perché tu non puoi sbagliare, soprattutto come in questo caso, perché poi il ragazzino imiterà il tuo errore. Ma due giorni fa è stato quasi emozionante. Ho rivisto le lacrime davanti ai miei occhi, quelle di un’amica distrutta da aneddoti divertenti quanto irreali. Perché emozionante? Forse ho sognato di attraversare questo periodo, avrei fatto carte false per arrivare qui al più presto, ma qualcosa non va. Settimane fa mi ha scritto una ragazza, una mia ex, adesso moglie e mamma, con la quale non ci sentiamo più volutamente (figuriamoci se le ho risposto..) ma che fino a qualche mese fa mi giurava il suo pentimento al telefono: “Rimpiango i tuoi sorrisi e i tuoi abbracci.. Ti ho visto di sfuggita giorni fa, sei felice e io lo sono per te”. Ma dove? Cioè non dove mi hai visto, non è che m’interessi, la testa mia è altrove, ma dove mi hai visto felice? Strano a dirsi, ma è così. Ovviamente lei non c’entra nulla, la citazione del messaggio è presa solo per introdurre la domanda. Cammino col freno a mano tirato, assurdo per me che sono sempre stato un fiume in piena. “Sandro il pazzo”, “Sandro il folle”, mi chiamano così, "Sai tu sei forte, perché leggo cose sul tuo blog che mi lasciano di stucco, poi ti vedo in giro e vedo che sei un pazzo scatenato, tutto l'opposto di quello che si possa pensare di te leggendo quello che scrivi", che fine avrò fatto? Non lo so, ma stare nell’insicurezza mi fa porre delle domande, alle quali credo aver già intuito la risposta, una risposta non felice. Una risposta data dalle alternative che se verificatesi non m’avrebbero proprio fatto porre tutte queste domande. E allora, dato che so la risposta, ho in mano anche la cartina che mi tirerà fuori da questa strada, una strada che testardamente ho intrapreso e sulla quale il destino mi sta incanalando. E quel gattino che viene a trovarmi ultimamente mi sta dando da pensare.Alessandro Marcianò, autore del blog “Osteria… del vecchio pazzo”