OSTERIA..

Le frequenze Lte disturberanno le tv. Ci sono i filtri, ma chi li pagherà?


Un pasticcio del decreto Crescita 2.0- quello dell'"Agenda Digitale"- rischia di avere un contraccolpo sui televisori e sulle tasche degli italiani. L'allarme arriva dalle associazioni dei consumatori, a partire da Adiconsum, che ha scritto una lettera preoccupata, e di accusa al tempo stesso, al ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera.
Il problema: da gennaio le nuove reti mobili di quarta generazione (l'Lte) utilizzeranno anche le frequenze a 800 MHz, finora usate solo dalla tivù. Il risultato, però, sono interferenze in alcune zone: lo schermo televisivo sarà disturbato o, a seconda dei casi, accecato del tutto per circa un milione di italiani, secondo le prime stime del ministero. Il rimedio è possibile: installare un filtro sull'antenna tv, sul tetto. Una spesa di alcune decine di euro per il prodotto, più quella- più cara- per l'intervento del tecnico. D'accordo, la cosa si può risolvere. Ma chi paga?Il ministero per lo Sviluppo economico era riuscito a inserire nel decreto una norma per accollare il costo agli operatori mobili, dopo un lungo braccio di ferro con questi ultimi (che non volevano pagare, a quanto risulta). Alla fine però questa norma è sparita. A quanto pare, avrebbe infatti esposto il ministero a una querelle giuridica: nel suo bando di gara per le frequenze Lte, infatti, non si citava l'obbligo degli operatori di pagare per le interferenze.È qui che c'è il pasticcio: siamo davanti a un'incertezza normativa. E "in mancanza di regole certe a carico degli operatori Tlc, le spese per le antenne ricadono sui cittadini", scrive Adiconsum. "Le famiglie saranno costrette ancora una volta ad affrontare spese per acquistare i filtri anti interferenze per le proprie antenne, nonostante i tanti costi già sostenuti per il passaggio alla tv digitale". Rincara la dose Marco Pierani, responsabile rapporti istituzionali di Altroconsumo: "E' inaudito che siano le famiglie a pagare per gli effetti collaterali dello sviluppo tecnologico. Non è mai capitato e non deve capitare", dice aRepubblica.it.Il ministero è consapevole del problema. Non a caso, durante un recente question time in Parlamento Passera ha dichiarato che "sono allo studio provvedimenti normativi, da proporre eventualmente nell'ambito dell'iter parlamentare di conversione del decreto Crescita 2.0 idonei a definire le modalità con cui gli operatori di tlc dovranno intervenire sugli impianti per la ricezione televisiva domestica, ripartendo i relativi oneri".Al momento, tuttavia, il ministero sta soprattutto lavorando a un tavolo con gli operatori perché questi si accollino, su base volontaria, i costi per i filtri. "Siamo ottimisti, dovremmo chiudere la questione prima di gennaio e quindi evitando costi per le famiglie e qualsiasi interferenza", fanno sapere dal ministero. Del resto, saranno gli operatori a pagare anche in Francia e nel Regno Unito, per lo stesso problema delle interferenze (ovunque in Europa l'Lte userà le frequenze televisive, infatti).E non è detto che alla fine bastino i filtri. Le preoccupazioni arrivano dalla Gram Bretagna: John Whittingdale, parlamentare e presidente della commissione Cultura, media e sport del Regno Unito, ha affermato che "circa 38.000 abitazioni saranno vittima di interferenze anche dopo l'installazione dei filtri". La questione potrebbe avere ricadute impreviste, insomma, e strascichi ai danni dei consumatori, anche nella migliore delle ipotesi: ovvero se saranno gli operatori italiani a pagare i filtri.Alessandro Longo, La Repubblica