OSTERIA..

Italia, terra di scosse, finti professori e pezzi di carta chiamati lauree


Cos'è che viene da pensare in un giorno come questo? Quali sensazioni prova un ragazzo, un uomo, dopo aver saputo del terremoto in Giappone? Cos'è che passa nella nostra testa guardando quelle immagini? Non so, ma io ripenso a qualche giorno fa: qui nello Stretto qualche scossetta ha spolverato il libro dei ricordi, in un modo più stupido che preoccupante, anche se effettivamente quando succede un evento del genere una certa allerta deve scattare. Scossette di neanche 3 gradi sulla scala Richter (tanto per capirci: a volte quelli di 3.3, 3.4 Richter non vengono neanche avvertiti, passando inosservati), una sola arrivata al 3.7 e comunque avvertita da
pochi. IL FINIMONDO!! Su facebook la paura dilagava per quella che era normale amministrazione (anzi, dico io, benvenute ste scossette che liberano l'energia in modo graduale), ogni iscritto s'improvvisava professore in geofisica e vulcanologia, "fortissimo!", diceva qualcuno. Io non sapevo se ridere o piangere, dato che seguo questi fenomeni da anni e mi rendo conto di quali stupidi effetti o danni possa provocare un terremoto di magnitudo 2.3. Parliamoci chiaro: Italia, terra di terremoti ma terra di disinformati, di disabituati e di allarmismi. Si, perché noi, sullo Stretto, sentiamo un terremoto na volta ogni morte di papa (permettetemela, ma in 20 anni che mi ricordo non ho mai sentito vibrare il terreno sotto i miei piedi in modo eclatante, max un 3.5 Richter). E' vero che puntualmente qui succede una catastrofe e i nostri tempi coincidono quasi con quello che è diventato un appuntamento statistico, ma non capisco l'esigenza di crearne una psicosi. Se già mi spavento in modo eccessivo per aver sentito un terremoto in altri tempi segnalato solo dai sismogrammi addio, sono fritto. Non siamo effettivamente abituati a questi sussulti, mal di pancia terrestri, e così il panico diventa il nostro amico più intimo, tant'è che lo creiamo con una facilità assurda, forti della nostra disinformazione. Permettetemi queste presuntuose affermazioni, o al limite provate a smentire la mia tesi. Ognuno che arriva vuole dire la sua, alimentando un problema che non è neanche nato. E i giornali, i miei colleghi giornalisti, ci mettono il dito nella piaga (grazie a Dio mi occupo solo di sport). Impariamo a distinguere questi fenomeni, ad informarci, a fare i calcoli. Tutti insieme. A non straparlare, e sentiamo chi propone nuovi metodi di studio come il Giuliani dell'Aquila tanto criticato da chi di queste cose non ne capisce proprio na cippa. Poco fa leggevo lo status di un mio amico di Fb, "L'offesa è nulla se la persona da cui proviene e zero", e quasi la totalità dei critici è (con l'accento, spero sia una svista visto la laurea della persona in causa) pari a zero davanti uno studioso. Al solito non partecipo alla guerra tra blogger per riportare numeri di vittime o di foto, video o roba del genere per accaparrarmi più visite degli altri, ma vi prego solamente di accettare un mio semplice invito: informatevi, informiamoci tutti insieme di quel che è un evento del genere, un mal di pancia chiamato terremoto. Sul web se ne trovano tante di pagine dedicate alle varie scale Mercalli e Richter (occhio alla differenza, non credete a quelli che vi dicono che un terremoto Richter di tot° corrisponde sistematicamente ad un Mercalli tot2°, ogni scossa ha storia a se e soprattutto le due scale indicano cose diverse), cerchiamo di capire perché a terremoti diversi corrispondono numeri di vittime diversi o antiproporzionali, e non preoccupiamoci di tirare un ceffone a chi si permette il lusso, come successo questo pomeriggio in facoltà, di ridere sul terremoto: ogni tanto, qualche bel ceffone, riattiva qualche neurone votato, fino al momento, alla bella e facile arte del menefreghismo, dell’immaturità e dell’ignoranza, ben mascherata da qualche 30, 30 e lode firmato su un pezzo di carta.Alessandro Marcianò, autore del blog “Osteria… del vecchio pazzo”