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Post N° 39


PARTE PRIMAL’ESSEREIdentificazione del soggetto Seguendo la logica delle teorizzazioni parto da quello che dovrebbe essere il soggetto: il maschio. Ho avuto modo di apprendere quanta energia l’uomo debba spendere per dimostrare la sua identità maschile che, pare, non sia scontata in partenza. L’uomo dovrebbe costantemente dimostrare di essere maschio e, quindi, forte-coraggioso-temerario poiché, in realtà, lo schiaccia un’ancestrale paura di apparire debole o non all’altezza, di essere tradito o abbandonato, di non sentirsi accettato o non necessario. Lui, che si proclama così forte, in realtà si sente fragile.Tutto ciò dovrebbe, secondo psicologi, sociologi ed antropologi, spiegare quale disagio un uomo vive ed il perché dei suoi comportamenti. Tutto ciò in realtà a me, che sono una rappresentante del genere femminile, scatena un’ira animalesca e non stimola la comprensione . Cambiamo soggetto: la donna o meglio, per usare la stessa terminologia, la femmina e manteniamo lo stesso concetto. Si dovrebbe dedurre che la femmina non ha alcuna necessità di dimostrare la sua identità femminile ma, per quanti sforzi io faccia, non riesco a comprendere dove sia la differenza… forse che sia biologicamente deducibile dal fatto che, a partire dall’età adolescenziale e fino all’ingresso nella terza età, la natura è stata così prodiga da ricordarci tutti i mesi che siamo femmine? Voglio sperare che non sia tutto così banalmente semplice poiché, se così fosse, il problema si potrebbe veramente risolvere in un nulla. E’ sufficiente che ogni donna si procuri un coltellino, che avrà l’accortezza di rendere sempre sterile, ovvio, e che mensilmente provveda a praticare al proprio marito, compagno, fidanzato o che dir si voglia, una piccola incisione proprio lì, nel simbolo della virilità maschile. Va da sé che il maschio in questione non avrà più alcuna necessità di dimostrare la sua identità, avendo anche lui a disposizione un segno tangibile del suo vero “essere”.Ma, evidentemente, non deve essere così semplice. E allora torniamo al punto di partenza: dov’è la differenza? Se analizzo singolarmente le motivazioni che vengono fornite per far comprendere i comportamenti maschili, scopro che sono le stesse che muovono i comportamenti femminili, con la differenza che per le donne sono un dato di fatto scontato, una sorta di status, e per gli uomini sono la giustificazione per le loro più impudiche e sfacciate azioni.Non è senza un pizzico di amarezza che desidero entrare nel merito della spinosa diatriba cercando, per una volta, di giustificare anche i comportamenti femminili, senza per questo illudermi che l’uomo possa comprendere. SUB 1 - APPARIRE DEBOLE L’uomo teme di apparire debole. Di primo impulso si potrebbe anche dire che per la donna questa paura non dovrebbe esistere visto che, dalla notte dei tempi, è sempre stata considerata “il sesso debole”. Ma, ahimé, i tempi sono cambiati… noi donne abbiamo desiderato e voluto la parità dei sessi e adesso, volenti o nolenti, ci ritroviamo a temere di dimostrare tutta la nostra debolezza. Come possiamo mai apparire deboli se dobbiamo costantemente provare di essere delle wonder-women in grado di lavorare, spiattellare e accudire figli, cucinare, pulire casa, avere degli hobbies e, soprattutto, essere delle splendide compagne per i nostri uomini? Eh, sì! Soprattutto delle splendide compagne, in grado di accogliere, comprendere, compiacere, accontentare, adulare, e chi più ne ha più ne metta, questi poveri maschi che lottano costantemente con la paura di apparire deboli.Forse viene dimenticato che dobbiamo costantemente tenere sotto controllo le nostre emozioni perché se, per puro errore, sommerse dai quotidiani impegni, ci lasciamo andare e ci scappa qualche lacrima o qualche lamentela, avremo modo di verificare quanto fastidiose possiamo essere… e non perché ce ne rendiamo conto da sole, no no, ma perché ce lo suggerisce colui che noi pensiamo ci possa comprendere. Il nostro amato, con la delicatezza che lo contraddistingue, ci farà sentire accettate come una zanzara che ronza all’interno di un orecchio nel cuore della notte.Una nota a parte va citata per quando ci sentiamo deboli fisicamente, anche solo per un raffreddore, un mal di testa o una banale influenza. Lì non ci sentiamo fastidiose, lì ci sentiamo dei veri e propri macigni. Se ci permettiamo di non stare bene e non essere super efficienti, il maschio di casa riesce a farci sentire colpevoli della nostra indisposizione. Dobbiamo sopportare di sentirci dire “quante storie per un banale raffreddore!” pur avendo una febbre da cavallo, ben sapendo che se il nostro compagno starnutisce dobbiamo vestire i panni della crocerossina e apprestarci a porgere i primi soccorsi in attesa dell’arrivo del migliore degli specialisti in otorinolaringoiatria.  Noi, come possiamo noi non temere di apparire deboli essendo consce del fatto che, se solo ci lasciamo andare, acquisiamo di diritto il titolo di “rompiscatole” (si tratta, evidentemente, di un eufemismo) e, poco poco, ci ritroviamo con una ramificazione ossea da far invidia al capo tribù dei cervi? La risposta è solo una: non possiamo! Viviamo costantemente a braccetto con la paura di dimostrare questo lato della natura umana assolutamente comune a tutti i mortali e, perciò, cerchiamo di apparire forti… anche nella consapevolezza che, comunque, il rischio ramificazione esiste sempre… ma…… almeno possiamo dire di averci provato…   SUB 2 - NON ESSERE ALL’ALTEZZA L’uomo teme di non essere all’altezza.Mi piacerebbe sapere come lo spiegano gli psicologi il fatto che ci sottoponiamo ad inaudite torture pur di essere, se non all’altezza, almeno uno scalino sotto le “altre” donne che i nostri uomini guardano con fare libidinoso ogni volta che usciamo con loro.Già! Perché ogni volta che l’essere che fa battere il nostro cuore e scatena i nostri istinti ci propone un’uscita a due, immancabilmente siamo preda del panico ed il nostro cervello va in tilt!Primo pensiero: “oddio, che mi metto? Gonna o pantalone?” Se optiamo per la gonna, che riteniamo più seducente del pantalone per l’eventuale possibilità che dona di un contatto più intimo, subito si apre il secondo pensiero: “oh cavolo! Devo farmi il pelo!” E farsi il pelo è uno dei castighi più atroci, che solo una donna può comprendere.Ma l’enigma gonna-pantalone è solo il primo di un’altra lunga serie: camicetta, maglietta o top? Scollata o coperta? Capelli sciolti o legati? Trucco semplice o seducente? Profumo intenso o delicato?E la donna, dopo aver passato l’intero pomeriggio tra creme, ceretta, spazzole e bigodini scoprirà che qualunque sia stata la sua scelta le “altre” hanno scelto sempre meglio di lei. Se ha messo la gonna vedrà il suo uomo strabuzzare gli occhi su un attillatissimo paio di jeans a vita bassa; se ha legato i capelli in una sbarazzina “coda di cavallo” scoprirà che il suo compagno si è perso nella chioma fluente della vicina di tavolo; se ha optato per un rigoroso top sottogiacca potrà recuperare i bulbi oculari dell’amato nella scollatura della cameriera. Ma il confronto con le “altre” è sempre in agguato e lo scopriamo quando: -        prese da un attacco d’arte culinaria, ci lanciamo nella preparazione di una bella teglia di lasagne alla bolognese. La suocera, l’amica o la moglie di qualche amico le prepara meglio di noi. Anzi, persino le suore del collegio dove il nostro “amore” ha passato l’infanzia riuscivano a prepararle in maniera migliore; -        abbiamo pensato di passare una serata un po’ speciale e ci facciamo trovare al suo arrivo in un intrigante e sexy completino intimo di un candido color bianco. Lui apprezzerà senz’altro ma, anche dopo averci fatto sentire tutto il suo desiderio, lo sentiremo sussurrarci: “certo che se quel completino fosse stato di pizzo nero…”. L’aberrazione di questa affermazione sta nel fatto che, quando lo abbiamo conosciuto, ci ha raccontato quasi commosso che la sua ex amava l’intimo di pizzo rigorosamente nero; -        affrontiamo discussioni sulla politica, sulla cultura o sull’arte. Riusciamo sempre ad essere meno competenti della miriade di donne che hanno costellato il passato di colui che ha avuto più mezze mele di un fruttivendolo.Desidero invece calare un velo pietoso sull’argomento sesso, dove il confronto con le performances delle amanti che ci hanno preceduto è, di fatto, un tarlo che ci rode.   A queste condizioni diventa veramente difficile sentirsi sicure di sé, considerato che l’unica nostra certezza è quella di non essere mai all’altezza di quelle donne che, inevitabilmente, vediamo come rivali. Ci mortifica non riuscire ad identificare ciò che è nei desideri del compagno di vita… e ci sentiamo ancora più sconcertate quando pensiamo che, pur di farlo sentire adeguato, ci fingiamo estasiate anche quando si presenta all’appuntamento con un’appariscente camicia a fiori abbinata ad un classico pantalone a righe … ma…… almeno possiamo dire di averci provato…  SUB 3 - ESSERE TRADITO L’uomo teme di essere tradito.L’uomo teme di essere tradito? L’uomo teme di essere tradito? L’uomo teme di essere tradito? Dopo che ci è stato propinato in tutte le salse che l’infedeltà maschile è un fatto “puramente” biologico poiché è l’istinto che lo porta a spargere il suo seme per assicurare la prosecuzione della specie, ci viene seraficamente suggerito di comprendere il maschio perché ha paura di essere tradito!!!Non solo, proprio di recente ho letto una teoria veramente affascinante sul tema tradimento maschile: l’uomo, per paura dell’abbandono e  della solitudine, cerca di crearsi più relazioni che hanno la funzione di ruote di scorta così, quando un legame finisce, ne ha subito pronto un altro su cui appoggiarsi.E le donne cosa dovrebbero temere? Che la loro metà della mela sia biologicamente difettosa e quindi non in grado di approntare quanto millenni di evoluzione genetica hanno predisposto, ossia il tradimento? Dovrebbero sentirsi affrante se il loro amato non fosse in grado di spargere il suo indispensabile seme in ogni terreno fertile? O, meglio, dovrebbero seriamente preoccuparsi se va in giro senza ruota di scorta?La donna vive costantemente con tutti i sensi all’erta, sintonizzati sul primo campanello d’allarme che scatta immancabilmente in quella che, prima o poi, è la fatidica ora “x”.Si dice che la donna ha un sesto senso quando “sente” che sta per essere tradita… a onor del vero occorre ammettere che i segnali che manda il fedifrago quando sta per compiere l’opera magna per cui è stato geneticamente predisposto sono percepibili anche da un cieco che ha perso l’udito. Il maschio in azione ha la cautela di un kamikaze. Il nostro uomo è sempre stato allergico all’acqua perché, dice, gli squama la pelle? Bene, quando improvvisamente avrà necessità di farsi la doccia e radersi una o più volte al giorno sapremo che ci spunteranno più corna di quante ce ne possano essere in un cesto di lumache.E’ sempre andato a lavorare in jeans e maglietta, nonostante noi avessimo cercato di suggerirgli amorevolmente che giacca e cravatta erano senz’altro un abbigliamento più adatto? Quando improvvisamente seguirà i nostri consigli sapremo di doverci abbassare quando passiamo sotto le porte.Se le cene di lavoro si intensificano, se profuma come un bouquet di fiori appena recisi, se il suo cellulare improvvisamente non squilla più perché costantemente tenuto in “chiamata silenzio”, se non abbiamo bisogno di altri se… abbiamo la nostra certezza: l’uomo che teme di essere tradito ci ha tradito. Che per lui valga il detto “la miglior difesa è l’attacco”? E noi, splendidi esseri magnanimi di comprensione, anziché assestargli un poderoso cazzottone nel centro della fronte da renderlo, se non cervo, almeno rinoceronte cosa facciamo? Ci sentiamo in colpa perché forse non gli abbiamo dato abbastanza e quintuplichiamo i nostri sforzi e le nostre attenzioni per riprenderci il nostro uomo. Complimenti! … ma…… almeno possiamo dire di averci provato…