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Post N° 119


(seguito)La prostituzione dovrebbe essere libera e dovrebbe essere consentito esercitarla come una qualsiasi attività commerciale e/o di servizio, assimilabile ad una prestazione d’opera a titolo oneroso. E questo lo sottoscrivo anche andando contro ai miei stessi interessi di maschio – il quale, spinto dal desiderio, vorrebbe “possedere” la femmina gratuitamente, come conseguenza di un interesse, un’attrazione o una soddisfazione reciproca – poiché è una libera scelta della persona “l’affitto” del proprio corpo (altri, impropriamente, parlano di “vendita”) oppure no. Io non ritengo la prostituzione un delitto e nemmeno un’attività immorale: è solo un mettere a frutto una certa avvenenza estetica, l’”offerta” a scopo di lucro corrispondente ad una “domanda” maschile, di per sé naturale e insopprimibile. Può essere paragonata alle altre forme di prestazione o di servizio in cui vengono messe in gioco varie abilità o competenze o talento nel mondo degli affari, del commercio, del lavoro. L’aspetto morale, qualora non si fosse capito, per me non ha alcuna importanza, poiché la morale non è altro che un’opinione rinforzata e condivisa, del singolo o della società, senza alcun fondamento oggettivo. Essendo quindi una prestazione dietro compenso, il sesso a pagamento non è di per sé un’attività criminale, delittuosa o illegale, ma una scelta che riguarda esclusivamente la sfera privata di chi la esercita; quindi dovrebbe essere lasciata alla libera iniziativa, come qualunque altra impresa, potendosi esercitare in casa o in locali appositi come una qualsiasi altra attività. Se “maghi”, fattucchiere, indovini, lettrici di mano, interpreti degli astri e altri “operatori dell’occulto” possono aprire studi, scrivere su riviste e giornali, esercitare liberamente la loro professione anche attraverso i mezzi televisivi, erogare lecitamente “servizi” che, sappiamo bene, per loro stessa natura, non sono altro che illusioni, truffe, vendita di fumo e di sogni pagati profumatamente e con tanto di regolare scontrino o fattura (in senso esoterico ma anche fiscale), non si vede perché una donna che “affitti” il suo corpo a ore (e questo, se non altro, non è mercimonio di un’illusione) per fornire un po’ di svago, non possa esercitare il suo mestiere “sociale” – tra l’altro, di antichissima tradizione – con tutti i crismi della legalità, pagando le tasse e rilasciando anche regolare ricevuta, come un medico o uno psicologo.È l’ipocrisia della gente e del nostro sistema sociale che sospinge le interessate verso le organizzazioni malavitose, le persone senza scrupoli o il racket. Se infatti il “mestiere” potesse svolgersi liberamente e alla luce del sole, regolato da norme che ne garantiscano il corretto funzionamento, si eserciterebbe come una normale attività di servizi, affidata a personale controllabile sia dal punto di vista sanitario, anagrafico, fiscale e di ordine pubblico e di regole per il soggiorno degli stranieri.Se così fosse, si avrebbe l’opportunità di far sparire, finalmente la squallida figura dello sfruttatore, del “pappone”, di far emergere il “sommerso” e il “clandestino” ora divenuto in gran parte lecito, togliendo così alle organizzazioni criminose l’arma del ricatto e della sopraffazione, poiché la prostituzione legale, in tal caso, sarebbe necessariamente gestita, promossa, coordinata da imprenditori, collaboratori, promotori che organizzerebbero il lavoro dal punto di vista logistico secondo regole civili e di “mercato” a tutela delle ragazze su cui sono basati e si sviluppano gli affari.La polizia e le forze dell’ordine potrebbero così concentrarsi sulla vera criminalità, sui reati, sulle forme di schiavismo, di coercizione e di sfruttamento criminale delle immigrate e dei minori.La prostituzione che viene toccata dal Decreto è solo quella “povera”, che si rivolge prevalentemente ad una “domanda” di persone non abbienti e che svolge, tutto sommato, un servizio sociale. Molti uomini e anche ragazzi che non hanno o non possono avere relazioni con donne “normali” e non possono permettersi le prostitute di alto bordo, hanno comunque l’impellente bisogno di soddisfare i naturali impulsi. E le persone disadattate, emarginate, con problemi relazionali, senza occupazione e senza soldi, con freni inibitori assai allentati e mossi dai loro istinti primari, è probabile che siano indotti a sfogare le loro necessità sessuali con atti violenti, stupri e così via. Il problema che si è semplicemente messo sotto il tappeto per salvare “il decoro” delle nostre città e non fornire occasione di turbamento ai cittadini – ma allora, se si adotta il principio di non “turbare gli animi”, bisognerebbe a maggior ragione chiudere anche gli stadi per impedire che le violente emozioni indotte dalla passione calcistica possano turbare l’ordine pubblico e il pacifico svolgimento delle manifestazioni sportive – è probabile che rispunti fuori in modo assai più drammatico, così come rispunterà fuori il problema della “monnezza” che è stata semplicemente fatta sparire dalla vista, ma in assenza di una vera politica dei rifiuti, tesa al recupero, al riciclo, alla raccolta differenziata, all’individuazione di siti e impianti idonei per lo smaltimento, si ripresenterà appena verrà abbassata la “guardia” e spenti i riflettori mediatici. La Carfagna ha dato solo “un contentino” ai bravi borghesi che levano i loro alti lamenti per lo squallore e il degrado delle strade dove si esercita il turpe meretricio; ha fatto come i nobili che circolavano alla corte di Luigi XIV, nel ‘600: non usavano acqua e sapone, ma in compenso coprivano gli olezzi del corpo con profumi costosissimi. Del resto la ministra delle pari opportunità non poteva rinnegare il suo passato di “cortigiana” del moderno “Re Sole”, avendo assaggiato direttamente la linfa del suo re che l’ha premiata di tanta abilità e dedizione dandole un ministero.