Per pubblicare un libro, fondamentale è la scelta della tipografia. Io non ho fatto troppe ricerche. Ho valutato un preventivo da una tipografia importante che era anche casa editrice. Il prezzo relativo a un numero minimo di copie (500) mi sembrava alto. Ho contattato una seconda tipografia che mi dava l'aria di una gestione più “familiare” e, per lo stesso numero di copie, chiedeva circa 1000 € in meno. Il titolare di questa seconda ditta è una persona alla mano, non freddamente professionale. Voleva “trattarmi bene”, anche per una forma di orgoglio aziendale, ma per il miglior risultato, volendo curare personalmente la cosa, gli era necessario avere “la testa sgombra” da altri impegni anche se pensava di affidare la realizzazione grafica del libro ad un collaboratore di sua fiducia. Così passarono inutilmente alcuni mesi, dal tardo autunno del 2007 fino a gennaio del 2008. Troppo tardi mi accorsi che il mio tipografo apparteneva alla vecchia scuola e non sapeva nulla di computer e di tecniche digitali, che invece suo figlio padroneggiava perfettamente. Purtroppo il titolare “storico” era il padre e questi voleva gestire personalmente le “public relations”, porgendomi su un piatto d'argento come fosse una diretta emanazione della sua arte, il contributo del grafico e il prodotto finale. Quando, dopo lungo tergiversare, l'impegnato artigiano si decise a cavar fuori dal prezioso scrigno il sospirato collaboratore di sua fiducia, un ragazzo abile nel lavoro con le immagini ma non altrettanto esperto di italiano poiché di madre lingua spagnola, potei finalmente affrontare gli aspetti tecnici del progetto, senza inutili chiacchiere, poiché parlavo con uno che capiva le mie richieste. Al grafico spiegai che cosa intendevo realizzare per ciò che riguardava la copertina, e il “taglio” da dare alla sequenza dei dialoghi, allo scambio di e-mail che costituiva la materia su cui era fondato il libro. Alla fine, la mia opera prima, che era già tutta scritta, impostata al computer e memorizzata su CD, dimodoché sarebbe bastato trasferire e adattare semplicemente il file per avere già pronta la “matrice” per la stampa, venne messa in discussione e il ragazzo venezuelano mi convinse che era necessario reimpaginarla, ma non più con un normale programma di videoscrittura, bensì già nel suo software per la grafica, InDesign, della Adobe. In tal modo, perdevo la mia autonomia, non potendo elaborare personalmente, e gratis, le correzioni e gli adattamenti richiesti dalla nuova impaginazione. Ero alla mercé del grafico perché solo lui poteva modificare i caratteri, i font, gli stili di scrittura e l'armonizzazione generale in quanto era lui a disporre del software. Con Word o un qualunque altro programma di scrittura si sarebbero facilmente realizzate quelle noiose trasformazioni delle impostazioni di pagina, che invece ero costretto a lasciare al giovane collaboratore. Se avessi previsto questa difficoltà, avrei provveduto ad impaginare da solo il testo, seguendo le indicazioni del grafico, evitando di lavorare fianco a fianco, di dover controllare gli inevitabili errori di ortografia e sintassi che un non-italiano madrelingua inevitabilmente compie...e avrei risparmiato anche diverse centinaia di euro corrispondenti alle ore da lui impiegate per riadattare quello che io stesso avrei portato a termine utilizzando i miei soli mezzi.C'è stata anche un'intensa discussione per la scelta della copertina. Io volevo e ho infine ottenuto una rappresentazione ironica del feroce Saladino, su un retroscena di famose icone artistiche, per ottenere una simpatica e intelligente parodia. L'immagine sul davanti del libro mostra il Saladino intento a chattare al computer, nella sua tenda situata in basso rispetto ad una riproduzione a tutto campo delle Muse inquietanti di De Chirico, quadro metafisico che ai ferraresi richiama direttamente la loro città, poiché presenta, in alto, la sagoma del Castello Estense.
AUTORE - EDITORE
Per pubblicare un libro, fondamentale è la scelta della tipografia. Io non ho fatto troppe ricerche. Ho valutato un preventivo da una tipografia importante che era anche casa editrice. Il prezzo relativo a un numero minimo di copie (500) mi sembrava alto. Ho contattato una seconda tipografia che mi dava l'aria di una gestione più “familiare” e, per lo stesso numero di copie, chiedeva circa 1000 € in meno. Il titolare di questa seconda ditta è una persona alla mano, non freddamente professionale. Voleva “trattarmi bene”, anche per una forma di orgoglio aziendale, ma per il miglior risultato, volendo curare personalmente la cosa, gli era necessario avere “la testa sgombra” da altri impegni anche se pensava di affidare la realizzazione grafica del libro ad un collaboratore di sua fiducia. Così passarono inutilmente alcuni mesi, dal tardo autunno del 2007 fino a gennaio del 2008. Troppo tardi mi accorsi che il mio tipografo apparteneva alla vecchia scuola e non sapeva nulla di computer e di tecniche digitali, che invece suo figlio padroneggiava perfettamente. Purtroppo il titolare “storico” era il padre e questi voleva gestire personalmente le “public relations”, porgendomi su un piatto d'argento come fosse una diretta emanazione della sua arte, il contributo del grafico e il prodotto finale. Quando, dopo lungo tergiversare, l'impegnato artigiano si decise a cavar fuori dal prezioso scrigno il sospirato collaboratore di sua fiducia, un ragazzo abile nel lavoro con le immagini ma non altrettanto esperto di italiano poiché di madre lingua spagnola, potei finalmente affrontare gli aspetti tecnici del progetto, senza inutili chiacchiere, poiché parlavo con uno che capiva le mie richieste. Al grafico spiegai che cosa intendevo realizzare per ciò che riguardava la copertina, e il “taglio” da dare alla sequenza dei dialoghi, allo scambio di e-mail che costituiva la materia su cui era fondato il libro. Alla fine, la mia opera prima, che era già tutta scritta, impostata al computer e memorizzata su CD, dimodoché sarebbe bastato trasferire e adattare semplicemente il file per avere già pronta la “matrice” per la stampa, venne messa in discussione e il ragazzo venezuelano mi convinse che era necessario reimpaginarla, ma non più con un normale programma di videoscrittura, bensì già nel suo software per la grafica, InDesign, della Adobe. In tal modo, perdevo la mia autonomia, non potendo elaborare personalmente, e gratis, le correzioni e gli adattamenti richiesti dalla nuova impaginazione. Ero alla mercé del grafico perché solo lui poteva modificare i caratteri, i font, gli stili di scrittura e l'armonizzazione generale in quanto era lui a disporre del software. Con Word o un qualunque altro programma di scrittura si sarebbero facilmente realizzate quelle noiose trasformazioni delle impostazioni di pagina, che invece ero costretto a lasciare al giovane collaboratore. Se avessi previsto questa difficoltà, avrei provveduto ad impaginare da solo il testo, seguendo le indicazioni del grafico, evitando di lavorare fianco a fianco, di dover controllare gli inevitabili errori di ortografia e sintassi che un non-italiano madrelingua inevitabilmente compie...e avrei risparmiato anche diverse centinaia di euro corrispondenti alle ore da lui impiegate per riadattare quello che io stesso avrei portato a termine utilizzando i miei soli mezzi.C'è stata anche un'intensa discussione per la scelta della copertina. Io volevo e ho infine ottenuto una rappresentazione ironica del feroce Saladino, su un retroscena di famose icone artistiche, per ottenere una simpatica e intelligente parodia. L'immagine sul davanti del libro mostra il Saladino intento a chattare al computer, nella sua tenda situata in basso rispetto ad una riproduzione a tutto campo delle Muse inquietanti di De Chirico, quadro metafisico che ai ferraresi richiama direttamente la loro città, poiché presenta, in alto, la sagoma del Castello Estense.