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I VAMPIRI ALL'ANGOLO DELLA STRADA - II

Post n°137 pubblicato il 23 Gennaio 2011 da feroce.saladino

II

Il racconto di Polidori, pubblicato nel 1819, sembra aver origine dal rancore di una delusione amorosa, quella del “mollato” che si sfoga raccontando peste e corna del suo ex. Infatti il personaggio diabolico nelle cui sembianze prendono forma le leggende dei vampiri, Lord Ruthven, è troppo scopertamente simile a Lord Byron. Anche la scelta del nome è indicativa: nel 1816 era uscito il romanzo Glenarvon opera di Caroline Lamb, amante ferita e rifiutata da Byron, dove al poeta è affibbiato il ruolo del crudele protagonista, Ruthven Glenarvon, assassino delle sue amanti, punito con la dannazione eterna ma attivo anche da morto come spettro molestatore delle sue vittime.

 

Il vampiro di Polidori è un dandy aristocratico, ben inserito nell’alta società londinese, incallito giocatore, personalità inquietante e magnetica, fascinoso affabulatore, insolitamente pallido, con gli occhi di ghiaccio e inespressivi e, ovviamente, ammaliatore di belle donne. Non dichiaratamente malvagio o depravato, ma imperscrutabile, avvolto da un alone di mistero, è il tipico bel tenebroso da cui tutte le femmine sono attratte, sia quelle “che fanno delle virtù domestiche il vanto del proprio sesso”, sia “quelle che lo disonorano con i loro vizi”.

Il bel giovane Aubrey (in cui Polidori, inconsciamente proietta se stesso), orfano, erede, con la sorella di una grande fortuna, con un alto senso dell’onore e della virtù, romantico idealista, convinto “che i sogni dei poeti” rappresentino “la realtà della vita”, è inevitabilmente attratto dal fascino negativo che promana da Lord Ruthven-Byron (classica condizione dell’immaturo, anche sul piano sessuale, che si lega morbosamente al più esperto poiché questi potrebbe farlo uscire dalla sua inettitudine) e insieme partono per l’Europa.

Nel corso del viaggio, che potrebbe costituire un’occasione di istruttive esperienze, anche erotiche per Aubrey-Polidori, il giovane rampollo si irrigidisce nel suo moralismo sessuofobo, rileva il cinismo, i vizi e la mancanza di scrupoli del compagno di viaggio che non biasima direttamente, ma da cui si separa dopo aver sventato l’ennesimo suo tentativo di traviare una brava ragazza.

Aubrey prosegue da solo per la Grecia, dove avrebbe la possibilità di sedurre un’incantevole e delicata creatura, Iante, ma invece di trattenersi piacevolmente con lei, va in giro ad esplorare i ruderi della civiltà classica. Una sera, attraversando un bosco che le leggende locali affermano essere infestato dai vampiri, un diabolico essere uccide proprio la fanciulla di cui si era innamorato e misteriosi segni sul suo corpo e sulla gola fanno sospettare l’opera di un vampiro. Il giovane cade preda di una febbre violentissima, poi si riprende e continua il viaggio con Lord Ruthven, con cui si è nel frattempo riappacificato.

I due sono assaliti dai briganti; Ruthven viene ferito a una spalla e ben presto muore, ma fa in tempo a impegnare Aubrey in uno strano giuramento: non dovrà mai rivelare, per un anno più un giorno, per nessuna ragione e ad alcun essere, quello che sa dei misfatti o della morte del Lord, qualunque cosa accada. E il giovane giura.

Ciò risulterà fatale a lui stesso e alla giovanissima sorella la quale convola a nozze proprio con Ruthven redivivo, soddisfacendo la notte stessa, anziché la passione dello sposo, “la sete di un VAMPIRO!”, un giorno prima della scadenza del giuramento che, per l’alto senso dell’onore, il fratello non poteva infrangere.     

 

Il racconto si sviluppa con un crescendo di situazioni e di eventi anche cruenti che Aubrey interpreta come opera del vampiro Ruthven, ma non vi è mai una constatazione diretta e oggettiva. Si tratta di un processo indiziario che un abile avvocato, l’avvocato del diavolo-vampiro, potrebbe tranquillamente confutare come opera di fantasia di una mente malata, di un giovane roso dall’invidia per i successi dell’amico più navigato, un frustrato affetto da mania di persecuzione.

Due anni dopo la pubblicazione del Vampiro, dopo aver tentato di entrare in una comunità religiosa e aver scritto l’ambizioso poema  The Fall of the Angels, ispirato al Paradiso perduto di J. Milton, Polidori si suicida con l’acido prussico (cioè il cianuro, una sua ossessione). Aveva 26 anni. 

                                                                               Il feroce Saladino  

 

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