Attraverso

Alberghitudini


Un altro albergo, un’altra città. E’ il mio lavoro, la vita che ho scelto. Poso la valigia ed esco in corridoio. Mentre aspetto l’ascensore sento un gemere sommesso che sale d’intensità, è una donna che sta facendo l’amore, sorrido perché non posso trattenermi dall’ascoltare ma è un richiamo irresistibile, vorrei vederla, vorrei vedere il viso di lui, vedere come sono intrecciate le lenzuola sul letto, sentire l’odore dei loro corpi. Non ho esperienza di altre donne, conosco la mia e paragono il suono melodico di lei alla mio essere selvatica, ai miei suoni brevi, ai miei morsi. Il suo crescendo contro il mio rovinare in basso all’improvviso come una stella che cade nel fango, come una resa all’ultimo respiro. Le porte dell’ascensore si aprono e vado a lavorare. Chissà cosa prova un uomo, chissà com’è sentire quel suono. Sospiro, un arcobaleno appare nella luce del primo pomeriggio.