Creato da fessure il 18/08/2008

Attraverso

Dove Donna Ombra diventa Fessure

Fessure.
Che lasciano colare il piacere.
Che fanno grondare il dolore.
Che suturano lacrime.
Che ci dipingono di sole
Che ci accarezzano di ombra.
Che filtrano la luce.
Che urlano il buio.
Che soffiano il vento.
Che ti modellano di creta e melodia.
Come il mare gli scogli.
Che ti rendono unico.
P
er ogni istante che ti hanno regalato.

 

 
 
 

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SI TORNA A CASA

Post n°13 pubblicato il 20 Aprile 2009 da fessure

                               

 

 

                                             DONNA OMBRA

 
 
 

Alberghitudini

Post n°12 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da fessure

Un altro albergo, un’altra città. E’ il mio lavoro, la vita che ho scelto. Poso la valigia ed esco in corridoio. Mentre aspetto l’ascensore sento un gemere sommesso che sale d’intensità, è una donna che sta facendo l’amore, sorrido perché non posso trattenermi dall’ascoltare ma è un richiamo irresistibile, vorrei vederla, vorrei vedere il viso di lui, vedere come sono intrecciate le lenzuola sul letto, sentire l’odore dei loro corpi. Non ho esperienza di altre donne, conosco la mia e paragono il suono melodico di lei alla mio essere selvatica, ai miei suoni brevi, ai miei morsi. Il suo crescendo contro il mio rovinare in basso all’improvviso come una stella che cade nel fango, come una resa all’ultimo respiro. Le porte dell’ascensore si aprono e vado a lavorare. Chissà cosa prova un uomo, chissà com’è sentire quel suono. Sospiro, un arcobaleno appare nella luce del primo pomeriggio.

 
 
 

Il "Postomoltoficocafè"

Post n°11 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da fessure
 

Dopo una serata passata arrancando sui tacchi, seppur ammirando gli affreschi di Palazzo Marino,                  ( pare…dicono…chissà…che sia la sede del comune di Milano…Anche se di BelliCapelli non c’era traccia… ), alla collega glamour dell’altrettanto catena alberghiera glamour viene in mente l’APERITIVO. Io che di glamour ne ho avuto sempre poco, ma di pragmatismo non mi faccio mancare nulla penso in maniera arcaica:  ore 21 = fame= gli aperitivi a Milano sono molto rinforzati= bene, si cena! 

Di conseguenza il mio animo,pieno di brochure e agende gadget si è rallegrato e con le altre tre colleghe ci siamo sedute sugli sgabelli del : “Oh-vi-porto-in-un-posto-un-sacco-fico-cafè”

Il posto è molto bello, luci calde su uno stile minimalista, il bancone del bar è il centro del locale con accenni vaghi di deliri di onnipotenza.

Ovviamente quattro donne bellissime ( chi ha le prove per dire il contrario? ) in un postomoltoficocafè, fanno subito Sex & The City, per cui ci siamo litigate il ruolo di Carrie, perché nessuna di noi aveva il coraggio di ammettere che in verità voleva quello di SamantHa Jones, e mentre le altre tre si assegnavano quello della romantica Charlotte, ho approfittato per guardare la fauna del locale: l’unico Uomo presente in sala ( Uomo= esemplare di sesso maschile senza gel, fard, mascara ,tacchi, pantaloni di serpente, ancheggiamento paripatetico, ecc, ecc ..) ha la spilletta del WWF. 

Gli mando un messaggio telepatico: “Ma hai la spilletta del WWF perché sei amico del panda o perché sei stato adottato in quanto specie a rischio d’estinzione?”

Mi manda una risposta telepatica: “ Visto che sono l’Unicouomopresente in sala, mi permetto il lusso di non parlare con donne alte meno di un metro e settanta e che pesano più di cinquanta chili.”

“Devi essere uno stronzo, e gli stronzi non si estinguono mai, ciò mi rassicura.” perché l’ultima parola dev’essere mia, anche telepaticamente. 

Arrivano gli aperitivi. Il mio Bloody Mary è decorato da sfoglie di cetrioli e carote sadicamente infilzate su brevi stuzzicadenti di legno di wenge. Come accompagnamento, al posto della carrellata di pizzette, salatini, lasagne, bombe a mano e tricchetracche che di solito servono negli happy hour nella città della Madonnina, arrivano due grissini, tre taco, e delle spianatine di parmigiano del peso di due o tre grammi. Al Negroni, al Margarita ed al Martini delle mie colleghe di passione tocca la stessa ingrata ed affamata sorte. Nessuna novità al secondo giro, a parte la  modesta obiezione della nostra ospite: non potremmo avere qualcosa in più da mangiare?

“ Il parmigiano è finito..” ci dice il camerierino col grembiulino nero, con un tono stizzoso, come se in quattro ci fossimo mangiate tutta la forma. 

Resto in silenzio e comincio a contare: uno, due, tre , quattro….

“ Beh, abbiamo preso quattro aperitivi….” ( leggi: pezzenti!) incalza la mia amica.

“ Non è policy di questo locale, servire la cena.” Ribadisce l’omino, sull’orlo di una caldana da menopausa. 

Resto in silenzio, cinque, sei ,sette…Aggiungo dei respiri profondi…otto, nove, dieci…. 

“ Ma su, la mia collega deve mangiare! E’ incinta….” Insiste la collega, indicando me. ( ma perché la parte di quella incinta è sempre mia??? ) 

“ Mi potrei permettere di dire che non sono stato io?” Risponde vezzoso il colibrì listato a lutto.

Oddio, lo sapevo, so’ finiti i numeri!

“ Questa battuta da taverna, potevo aspettarmela da un facchino della stazione centrale e non da lei, in un posto come questo.”

Lo dico con un tono morbido, senza increspature stridule, come se stessi ordinando il terzo Bloody Mary e lo ordinerei pure se non fosse arrivato il conto.

Di ottantaquattro euro.

“L’hai massacrato.” Sghignazzano le colleghe, che mi conoscono poco e non sanno di quanto sarei stata capace ancora.

Sorrido e penso a chi dico io. Se fossi Papa Woitla bacerei il pavimento della città per la serata di due giorni prima, dove niente è stato lesinato ed ogni senso ha avuto il suo pezzetto di paradiso ed il cuore la sua fetta di pace.

Meglio prendere un taxi e tornare a casa, e ancora come Sexy & The City, lo chiamo al volo col cenno della mano: Tango 69.

...E allora ditelo!

 

 
 
 

Manifesto della Donna Manager

Post n°10 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da fessure
 
Foto di fessure

Io sono un Manager, anzi di più, io sono una Donna Manager. 

Qual è la differenza? 

Il Manager è un uomo, e come tale, a parità di competenza, età e studi, solo per avere dei pendagli ciondolanti guadagna di più di una sua pari femmina. 

Il Manager in virtù della sua Manageritudine, sebbene faccia la vita del piccione viaggiatore ed abbia una moglie, un’amante e sei figli sparsi nelle citta, sedi della sua società in Europa, porta le camicie in lavanderia, ed ha qualcuno che faccia le valigie per lui. 

La Donna Manager in virtù ( leggi: visto che hai voluto la bicicletta, pedali ) della sua Manageritudine non ha di solito un marito (leggi: non ha più marito ) ha difficoltà ad istaurare relazioni ed ha un unico figlio, leva perfetta dell’ex coniuge per azionare sensi di colpa sterminati.

Il Manager arriva a casa il venerdì sera e si gode la cena, oppure esce e fa il fico: “ guarda arrivo direttamente dall’aeroporto!”. Magari una partita di calcetto qua e là o il poker con tre amici come lui di cui parlerà di budget e di nuances di pelo femminile. 

La Donna Manager arriva a casa il venerdì sera e: raccatta tutti i panni sporchi lasciati in giro dall’unico figlio ( che sporca comunque come i sei del Manager ) ed avvia un paio di lavatrici. Nel frattempo raccoglie i panni già asciutti dallo stendino e li stira per la settimana successiva.  

Il sabato mattina il Manager sonnecchia per gustare il meritato riposo, o quelli più sportivi si dedicano agli sport di stagione con puntatine edonistiche di lampade, depilazioni di sopracciglia o semplicemente smaltiscono la sbronza della sera prima. Pranza al bar del tennis, o forse dalla mamma, se è separato porta i bambini da Mac Donald, dove mentre i pargoli giocano, loro fraternizzano con le mamme di guardia. 

Il sabato mattina la Donna Manager si alza presto con la sensazione che un Caterpillar abbia cercato con ripetute manovre di parcheggiare sulla sua schiena. Essendo mancata per una settimana, il figlio si è autorizzato a dormire avvinghiato alla madre come una piovra ed i gatto a dormirle appiccicato ai fianchi. Dopo un orrendo caffè, va a fare la spesa al supermercato, dove le offerte speciali sono scadute il giorno prima, si carica la spesa in macchina e fa wodoo affinchè il sole asciughi gli altri due carichi di lavatrici stesi. Altrimenti accende i termosifoni e tappezza i radiatori di mutande, calzini, tute e quant’altro. Il figlio della Donna Manager osa proporre: Andiamo da Mc Donald? NO ! Urla la Donna Mamma Manager, ci fa male, malissimo e siccome non ha fatto in tempo comunque a cucinare porta il figlio in un posto che malissimo lo stesso ma dove almeno c’è un cameriere che ti serve a tavola. 

Il sabato pomeriggio, il Manager e la Donna Manager, quando possono amano pisolare: Lui lo fa senza problemi. Lei lo fa tra l’avvio di una lavatrice e l’altro. 

Sabato sera: Non se ne può parlare per par conditio, semplicemente per la Donna Manager non esiste, vendono infatti per questa categoria agende apposite che passano dal sabato pomeriggio alla domenica.( leggi: stendiamo un velo pietoso ) 

La domenica il Manager, va al cinema, a teatro, per funghi, alla PARTITA, o si annebbia di Sky. 

La domenica la Donna Manager  mentre pulisce il bagno mette a  cuocere il bollito in una pentola ed un quarto di bue a spezzatino in umido per la settimana entrante se è una giornata “si” lo spezzatino non emanerà odore di “attaccato” proprio mentre lei sta con le mani nel water a rimovuere le incrostazioni di calcare ( chiamiamole così va….). Dopo aver stirato tutto l’occorrente per la settimana successiva: la sua valigia ed i vestiti del figlio, si dedica al suo Hobby, raschiare i fornelli della cucina, togliere il cibo ammuffito dal frigorifero e sgrassare il pavimento con il succo di Mastrolindo.

Il lunedì mattina, il Manager va all’aeroporto fresco come una rosa, la Donna Manager è sgualcita come un lenzuolo usato. 

La Donna Manager è una specie che va amata e protetta: Vi prego, adottatene una.

(Anche a distanza. Soprattutto. A distanza )

 

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da fessure

Un barlume di coscienza la sorprese sul pavimento di un loft sconosciuto. Troppo alcool, ne aveva perso l’abitudine, ma era inaspettatamente seducente quel peso su di lei e seducente quella voglia di lasciarsi andare naufraga a una bocca morbida e incalzante. Si sentiva presente per caso su un campo di battaglia assistendo alla sua imminente sconfitta senza memoria di alcuna guerra. Il “no” appena mormorato era riuscito solo a incrinare il fragile cristallo della sua volontà. Frammenti di luce accecavano il guerriero in lei e si mescolavano ad una tenerezza che la impregnavano e l’ammorbidivano come burro. La sua vita sarebbe stata facile d’ora in poi, bastava rimanere su quel pavimento a farsi accarezzare, a farsi baciare, a farsi prendere, come avrebbe potuto atterrarla quell’uomo se anche lei non ne avesse condiviso i disegni? Si poteva forse ricominciare da capo, in modo più semplice, senza dover sempre dimostrare quanto era brava nel suo lavoro, senza dover lavorare il doppio di un uomo per riuscire a sopravvivere. Il modo più semplice in fondo ce l’aveva a portata di mano, anzi, ce l’aveva sopra, ed era infallibile da secoli.  Ma il languore della  troppa vodka le portò alla superficie la scena di un film visto mesi prima: “ Si avvicina il tempo in cui dovremo decidere fra ciò che è facile e ciò che è giusto.” Sentenziava un vecchio mago dalle dita adunche.

E il diniego si fece più forte, la sua bocca più dura e le mani più decise. Il taxi aspettava  fuori alla porta, proprio come in un film americano, e tornò in albergo più lucida di come era mai stata, ed in barba al luogo comune che “ l’occasione fa l’uomo ladro”, aveva scelto ciò che riteneva giusto. Il prezzo da pagare l’avrebbe scoperto l’indomani dopo il terzo caffè ma a differenza del solito, non l’avrebbe pagato da sola.

 
 
 
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