Fettuccinari

LA LUNGA NOTTE DEL CAPITANO


Esattamente dopo un anno torno a scrivere sul nostro blog; non per autocelebrarmi o per fare la vittima, ma per raccontare ai miei amici dove sono stato, quanta strada ho fatto e perchè ci ho messo così tanto.Il viaggio comincia con l'osteonecrosi al ginocchio e il distacco del condilo femorale (il menisco rotto, la cartilagene sfaldata e lo slittamento di una vertebra sono dettagli trascurabili). In pratica un infarto dell'osso, il sangue smette di affluire e l'osso collassa, muore e si sbriciola. Non curabile, protesi unica soluzione.Consulti dai migliori specialisti nella speranza di incontrare, prima o poi, l'ortopedico che formuli la diagnosi favorevole; che ti dica che "puoi tornare a correre". E invece niente, stesse diagnosi, stesse facce, stessa impietosa sentenza: "ma n'do vai?".E inizia il calvario: 4 mesi di tecar, laser e magneto. Sedute di fisio e smanettamenti vari alla rotula. Poi 4 infiltrazioni di acido iarulonico e ancora terapie sperimentali, gironzolando per casa in pigiama con un curioso marchingegno (IOne) aggrappato al ginocchio, esposto al pubblico perculeggio di moglie e figli. Quindi su e giù con l'ospedale Negrar di Verona per tentare anche i "fattori di crescita", e vai con altri 3 dolorosissimi buchini al ginocchio!! Sei mesi di palestra, potenziamento, leg extension in isometria, addominali, piscina e ancora squat, piegamenti ed elettrostimolazioni. Fino alla nausea, a tutte le ore, anche di domenica. Per concludere con una gratificante dieta purificatrice; si perchè "per le articolazioni il peso è importante".Inseguendo il mio piccolo sogno: tornare a correre.E finalmente dopo un anno passato a fare da spettatore e da fotografo alla gare dei miei amici, domani ricomincio; o forse, è più corretto dire, ci riprovo.La cosa strana è che non sono particolarmente eccitato; anzi a dire il vero avrei rimandato il più possibile l'arrivo di questo momento. Perchè mai, direte voi, dopo tanta attesa e tanti sacrifici? Semplice: io ho sempre pensato che il lato più affascinante della maratona siano proprio i lunghi mesi di preparazione, le tabelle, gli allenamenti al buio e al freddo e le diete estenuanti. Solo questo stato dell'anima mi da le giuste motivazioni per impegnarmi; è immaginare la gara,  sognare la prestazione che rende l'evento elettrizzante. Paradossalmente sulla linea di partenza il divertimento è finito. La gara, in se, diventa un inutile dettaglio, neanche da raccontare.Anche nella vita quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni interpersonali, consumo le mie passioni nel desiderio, nella conquista, nella programmazione e nel raggiungimento di un obiettivo. E più è impegnativo, faticoso, impossibile, più mi esalto.E allora eccomi qui, alle prese con il cerimoniale della sera prima della corsa: preparo la borsa, scelgo con cura il materiale tecnico, guardo il meteo per domani, accarezzo le Brooks nuove e metto in carica il Garmin.Pronto per andare a dormire, ma con addosso una strana sensazione di malinconia: in fin dei conti questa sarà l'ultima notte in cui potrò sognare di tornare a correre.Domani si ricomincia. Peccato.