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Il dramma di Vincenza Sicari: “il mondo dello sport mi ha abbandonato, ho un male sconosciuto e nessuno riesce a curarmi”
La maratoneta Vincenza Sicari denuncia di essere stata lasciata sola dal mondo dello sport nella sua lotta senza soluzione contro una malattia sconosciutaQuando si fa una maratona, le basi dalle quali partire sono: allenamento, resistenza, fiato, forza di volontà. A volte tutto ciò non basta, a volte le maratone a cui ti sottopone la vita sono qualcosa di fin troppo estenuante, al punto tale che anche un’atleta che di maratone ne ha vinte ben 5, ne esce distrutta nel fisico e nello spirito. “Vi prego aiutatemi. Il mio è un calvario, sto andando incontro alla morte. Ed ogni minuto che passa capisco che è una sensazione terribile…“. Ha la voce strozzata dall’emozione e dalla paura Vincenza Sicari. Lei, lodigiana, 37 anni fra un mese, dopo una splendida carriera da maratoneta all’insegna del dinamismo e della corsa, è inchiodata a un letto dell’Ospedale di Pisa, aggrappata con disperazione alla vita mentre un male sconosciuto sta vincendo la gara contro la sua forza di volontà.Nel 2013 le ultime gare, poi l’inizio dell’incubo. “Avevo febbre di frequente, mi sentivo spossata. In poco tempo non riuscivo neppure a camminare. La mia era una malattia degenerativa neuromuscolare”. Da allora visite, analisi, ricoveri. Ma nessuna cura efficace, nonostante gli sforzi del professor Mariani dell’Istituto Sacco di Milano e della dottoressa Perrone primaria dell’Ospedale di Legnano. La realtà è che servirebbe l’intervento di specialisti neuromuscolari e ricerche più approfondite. I viaggi della speranza, da Milano a Crema, da Legnano a Genova, e poi Genova e Roma, non hanno portato a una diagnosi sicura. “Una tac ha rivelato un tumore al timo, ma di più non si riesce a fare“, ha dichiarato tristemente la Sicari.“Da un mese sono a Pisa, perché all’inizio tutti mi dicono “vieni da  noi”, e poi nessuno fa niente… Durante il periodo natalizio ero a  Roma, la biopsia parlava di malattia neurovegetativa. Poi il primario mi ha detto che costavo troppo per il servizio sanitario nazionale e che avrei dovuto lasciare il posto libero: a quel punto il mio legale ha fatto la querela, è intervenuta la Procura che ha sequestrato la cartella clinica”.
Un mese fa l’ennesimo viaggio della speranza concluso nel vuoto: “Sono arrivata a Pisa, passati 10 giorni non facevano nulla, solo esami ematologici. Ora anche qui il mio avvocato ha minacciato di mandare i Nas visto che mi fanno passare per pazza. Faccio tutto da sdraiata, non muovo più la testa. Non so neppure quanto peso, meno di 40 chili“.La Sicari non vuol smettere di lottare: “Tornerò a Milano e a Legnano, forse da lì mi indirizzeranno all’estero ma quello che fin qui mi è successo è assurdo. Le istituzioni? Certo, ho sentito anche il ministro Lorenzin, mi ha detto di chiamare la direttrice sanitaria della regione Toscana, ma qui non si muove nulla”. Inquietante la quasi assoluta indifferenza del mondo dello sport: “Non ho ricevuto alcuna telefonata da parte della Fidal (Federazione Atletica Leggera ndr), e quando ho chiamato il Centro Sportivo dell’esercito, per il quale ho corso a piedi nudi anche di notte, mi hanno risposto ”. Il presidente del Coni, almeno lui, ha capito, e si è interessato. Gli avevano garantito la massima assistenza quando sono stata ricoverata a Roma e invece nulla. E lui mortificato mi ha detto: <Cosa devo fare?>“.Dopo tanti appelli dispersi nel vuoto “mi rimane solo la fede e il mio passato da sportiva. Proprio perché sono stata atleta riesco a reagire. Prima passavo le giornate a piangere, ora ho finito anche le lacrime ma ho ancora voglia di combattere. Lo sport mi ha insegnato tanto, altrimenti mi sarei arresa prima…”.
f.te SPORTFAIR