il mio canto libero

Post N° 63


    Quanto a lungo tra il grano e tra il ventodi quelle soffittepiù alte, più estese che il cielo,quanto a lungo vi ho lasciatemie scritture, miei rischi appassiti.Con l'angelo e con la chimeracon l'antico strumentocol diario e col drammache giocano le nottia vicenda col solevi ho lasciate lassù perché salvastedalle ustioni della luceil mio tetto incertoi comignoli disorientatile terrazze ove cammina impazzita la grandine:voi, ombra unica dell'inverno,ombra tra i demoni del ghiaccio.Tarme e farfalle dannosetopi e talpe scendendo al letargovi appresero e vi affinarono,su voi sagittario e capricornoinclinarono le fredde lancee l'acquario temperò nei suoi silenzinelle sue trasparenzeun anno stillante di sangue, una miaperdita inesplicabileGià per voi con tinte sublimidi fresche antenne e tettis'alzano intorno i giorni nuovi,già alcuno s'alza e scuotele muffe e le nevi dei mari;e se a voi salgo per cornici e cordeverso il prisma che vi discerneverso l'aurora che v'ospita,il mio cuore trafitto dal futuronon cura i lampi e le cateneche ancora premono i confini                  A.Zanzotto