il mio canto libero

Post N° 106


Ancora sulla strada di ZennaPerché quelle piante turbate m’inteneriscono?Forse perché ridicono che il verde si rinnovaa ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?Ma non è questa volta un mio lamentoe non è primavera, è un’estate,l’estate dei miei anni.Sotto i miei occhi portata dalla corsala costa va formandosi immutatada sempre e non la muta il mio rumorené, più fondo, quel repentino vento che la turbae alla prossima svolta, forse, finirà.E io potrò per ciò che muta disperarmiportare attorno il capo bruciante di dolore...ma l’opaca trafila delle coseche là dietro indovino: la carrucola nel pozzo,la spola della teleferica nei boschi,i minimi atti, i poveristrumenti umani avvinti alla catenadella necessità, la lenzabuttata a vuoto nei secoli,le scarse vite che all’occhio di chi tornae trova che nulla nulla è veramente mutatosi ripetono identiche,quelle agitate braccia che presto ricadranno,quelle inutilmente fresche maniche si tendono a me e il privilegiodel moto mi rinfacciano...Dunque pietà per le turbate pianteevocate per poco nella spirale del ventoche presto da me arretreranno via viasalutando salutando.Ed ecco già mutato il mio rumores’impunta un attimo e poi si sfrenafuori da sonni enormie un altro paesaggio gira e passa Vittorio Sereni