il mio canto libero

Post N° 129


ALOISE CORBAZ La storia di Aloïse è quella di una morte simbolica e di una rinascita attraverso il suo lavoro creativo. Morte di una giovane istitutrice rinchiusa in manicomio nel fiore degli anni e in un'epoca in cui gli ospedali psichiatrici erano dei luoghi terribili, e sua rinascita col solo registro a lei accessibile, quello dei simboli. Diventa ordinatrice di un opera popolata di fiori, regine, re, principesse voluttuose, principi affascinanti e leggendarie storie d'amore. Jacqueline Porret-Foret cerca di farla uscire da La Rosière per brevi periodi, ma quando si allontana dall'ospedale la sua ansia diventa così forte che deve tornare indietro.Con le persone che conosce bene riesce a chiacchierare in modo naturale e vivace, tanto da confidare con lucidità alla dotteressa di considerarsi come una "di quelle ragazze che hanno paura, quelle donne che non osano dire altro che si o no ...che sono messe sotto chiave, senza possibilità di uscire ... stanno lì trentanni ...e trovano un modo di adattarsi alla situazione.". Incapace di trovare la forza, o il desiderio, per affrontare il mondo esterno Aloïse ha forse trovato nella follia uno stato particolare che le permette di dedicarsi alle sue immagini interiori, senza doverne render conto ad alcuno. Così la pensa Jean Dubuffet, che oltre a coniare il termine Art Brut è stato uno dei principali scopritori e collezionista di lavori brut, ed è stato un grande estimatore di Aloïse. In una lettera a Jacqueline Porret-Foret in occasione della sua morte scrive: "Non era affatto pazza, in ogni caso meno di quello che si pensi. E' stata curata per lungo tempo. Ha curato se stessa smettendo di lottare contro la malattia e anzi l'ha coltivata, l'ha usata , l'ha trasformata in una eccitante ragione per vivere. Il meraviglioso teatro messo in scena - quel racconto incessante, incoerente e difficilmente comprensibile ( che lei stessa ha reso di proposito incomprensibile) - è stato per lei un rifugio, un palcoscenico dove nessun altro sarebbe salito, nessuno l'avrebbe raggiunta. Non poteva essere più ingegnoso, più utile...Con il suo grande talento, la sua grande intelligenza creativa , ha creato e perfezionato il proprio teatro, per produrre effetti stupefacenti...Ha scoperto il regno dell'incoerenza... se ne è innamorata e ne è stata emozionata, senza mai smettere di stupirsi. Ma pazza, certamente no. Quasi lucida, sono convinto, si è ritira nel guscio geniale che ha escogitato per se stessa..." quello messo in scena da Aloïse è un immenso teatro che ruota attorno alla figura femminile, che occupa sempre il centro della composizione, in compagnia d'uomini, coperti di divise e medaglie, o di altre donne. Il suo disegnare o il dipingere equivale a vivere in un mondo a due dimensioni, dove la prospettiva è eliminata perché ricorda troppo il mondo reale. Le donne indossano sontuosi abiti e gioielli, ma il loro è un viso irrigidito "nel quale grandi occhi velati di azzurro accentuano il vuoto che è proprio delle maschere del teatro". Occhi senza pupille, opachi ed enigmatici, che non sembrano fatti per vedere e che sono in assoluto contrasto con la varietà e la suntuosità delle forme e dei colori che caratterizzano i lavori di questa pittrice. Il mondo ricreato da Aloïse è cosmico e incorporeo, libero da una vita fisica, in opposizione a quello che conosceva prima della sua "morte", cioè prima della sua malattia. Il suo è un mondo metafisico, teatro dell'universo, affollato di esseri ieratici le cui azioni e sentimenti sono rappresentati da minute figure simboliche che esistono solo per apparire. Possono essere se stesse o allo stesso tempo qualcosa d'altro, un'icona o una allegoria. In questo mondo vivono le protagoniste di celebri storie d'amore con le quali Aloïse si identifica. Il suo lavoro racconta la forza di un desiderio che non finisce mai e trova sentieri immaginari, pieni di colori fiabeschi, dove finalmente si può esprimere. Nonostante la ricchezza di forme e di colori che c'è nei suoi lavori, tutto il suo teatro mi sembra il grido di dolore di una donna che, non avendo avuto la fortuna o la forza di vivere come avrebbe voluto, è costretta a rifugiarsi in un mondo a parte per non soccombere. La vita di Aloïse può essere un esempio emblematico di quello che disse Stendhal: " Un genio che nasce donna è perduta per l'umanità