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Chi ha paura di Tremonti?


E' tornato il lupo cattivo. Quello delle cartolarizzazioni, della finanza creativa, del berlusconismo prima maniera, ottimista e rampante. Quello che, a detta di Berlusconi, l'Europa tutta ci invidia. E' tornato Giulio Tremonti. Adorato dai leghisti, esiliato per volere di Fini, reintegrato in Forza Italia dopo una "personalissima traversata nel deserto", il Genio rientra in squadra non senza suscitare inquietudine e cattivi pensieri. Il primo a non dormire sonni tranquilli è il confermato Ministro dell'Economia, Siniscalco. Teme che l'ombra lunga del suo predecessore si trasformi in una sorta di protettorato silente e, probabilmente, ha fatto bene a chiedere a Berlusconi rassicurazioni in merito alla sua autonomia operativa. Difficilmente infatti, i futuri provvedimenti di rilancio di sistema produttivo, meridione e potere d'acquisto delle famiglie vedranno la luce senza il placet del Genio. Ma le ansie maggiori sono per Fini e Casini. Le indiscrezioni vedono in Tremonti un probabile delfino del Cavaliere in prospettiva 2011 (per il 2006, a meno di previsioni catastrofiche nei sondaggi e conseguente fuga alle Bahamas, la leadership di Berlusconi non sembra essere in discussione), con conseguente frustrazione delle ambizioni di governo dei due alleati bolognesi. A chi scrive pare tuttavia che queste preoccupazioni siano sostanzialmente ingiustificate. Al Genio, sulla quale caratura intellettuale nessuno nutre dubbi, mancano l'istrionismo di Berlusconi, il carisma del leader di AN, la presentabilità del Presidente della Camera. In un tempo in cui la forma prevale spesso e volentieri sulla sostanza, egli è, intimamente e inesorabilmente, uomo da scrivania, non da televisione.