Di Me

Le braccia di Afrodite


Fu scoperta nel 1820 da un contadino greco di nome Yorgos Kentrotas in una caverna sotterranea sotto un antico teatro nell'isola di Milo.Aveva cuore e naso rotti e si era spezzata in due parti. Era fredda come il marmo... Il basamento dal quale era caduta era li accanto insieme a un pezzo del suo braccio superiore sinistro e una mano che teneva una mela.
Non è dato sapere da quanto tempo fosse lì in attesa di essere ritrovata. Chissà quanto aveva gridato il suo cuore… per rivedere la pelle umana, sentire il calore di un tocco, sentire quella bellezza che la gente vedeva in lei, annusare gli odori della vita e assaporare l'amore.Si chiamava Afrodite di Milo. Era malconcia; Yorgos accolse questa fragile creatura sotto la sua ala, come fosse un'Anima perduta. La nutrì; aprì il suo cuore a lei. La ripulì dalla polvere e le diede speranza, fede e amore. La fece sorridere dentro mentre lei faceva sorridere lui. Mi piace pensare che sia andata così, è piacevole pensare a quei sorrisi, il sorriso del marmo che ritrova vita…Afrodite fu poi acquistata dal Marchese de Riffardeau, ambasciatore francese in Turchia che dopo il restauro la donò al Re Luigi XVIII che successivamente la fece sistemare nel Museo del Louvre.Mentre veniva trasportata verso la nave i marinai francesi furono assaliti da una banda di briganti greci; durante gli scontri fu trascinata sulle rocce, perse entrambe le braccia ma i marinai si rifiutarono di andare a recuperarle. Si ritiene che Afrodite fu scolpita nell'anno 150 ac da Alessandro di Antiochia; è sopravvissuta anche al cambio del nome. Oggi si chiama Venere di Milo ed è una delle più famose opere d'arte antica. Si dice che rappresenta la bellezza fisica, amore e fertilità ma io penso che rappresenta una verità più profonda. Anche senza braccia visibili il suo simbolismo ancora si protende verso noi e ci avvolge. Lei è l'amore che ci dice che ha bisogno di noi. Ci dice che ci completa mentre la completiamo. Le sue braccia sono le nostre braccia. Più importante, rappresenta la bellezza trasparente dell'imperfezione. Ci spiega che la bellezza e l'amore si protendono verso noi ma non possiamo vederli. L'amore vuole avvolgere le sue braccia intorno a noi ma lo respingiamo. Ci parla ma non lo ascoltiamo. La Venere risiede al Louvre ma il suo domicilio è in noi. Non possiamo rinchiuderla. Dobbiamo farla uscire. Ha bisogno di respirare.