Motore! Partito!Azione!Quando da piccolo ti capita di sentire queste tre parole in fila ormai sei fregato. Il cinema è una poesia che ti entra in testa e niente te la può esorcizzare.A otto anni sentii dire queste parole da alcuni amici di mio padre. Nei 18 anni seguenti mi sono visto più film io che la sala cinematografica vicino casa mia in 30. Quelli che vivevo a quell'età erano set professionali ma indipendenti. Indipendenti da tutto e da tutto. Le grandi storie e i grandi mezzi erano utopia. Il calore dei corpi illuminanti, la freddezza del regista. Un "buona la prima!" e innumerevoli "stop! Si rigira!". Il fumo delle quaranta sigarette in un quarto d'ora fumate dalla troupe al profumo dei cestini nell'ora di pausa. Cestini mai ben visti e digeriti dagli attori e dai tecnici. Giocavo con i rulli di gelatina colorata del direttore della fotografia e con i cubi di legno che servivanoagli attori per sembrare più alti. Non capivo perchè un'attrice piangeva all'azione e rideva allo stop. Non capivo perchè la solita scena veniva ripetuta più volte se poi nel film l'avrei vista solo una volta. Non capivo tante cosema d'istinto capii capii che quellosarebbe diventato il mio lavoro da grande.
Quando lo vivi non ne puoi più fare a meno.
Motore! Partito!Azione!Quando da piccolo ti capita di sentire queste tre parole in fila ormai sei fregato. Il cinema è una poesia che ti entra in testa e niente te la può esorcizzare.A otto anni sentii dire queste parole da alcuni amici di mio padre. Nei 18 anni seguenti mi sono visto più film io che la sala cinematografica vicino casa mia in 30. Quelli che vivevo a quell'età erano set professionali ma indipendenti. Indipendenti da tutto e da tutto. Le grandi storie e i grandi mezzi erano utopia. Il calore dei corpi illuminanti, la freddezza del regista. Un "buona la prima!" e innumerevoli "stop! Si rigira!". Il fumo delle quaranta sigarette in un quarto d'ora fumate dalla troupe al profumo dei cestini nell'ora di pausa. Cestini mai ben visti e digeriti dagli attori e dai tecnici. Giocavo con i rulli di gelatina colorata del direttore della fotografia e con i cubi di legno che servivanoagli attori per sembrare più alti. Non capivo perchè un'attrice piangeva all'azione e rideva allo stop. Non capivo perchè la solita scena veniva ripetuta più volte se poi nel film l'avrei vista solo una volta. Non capivo tante cosema d'istinto capii capii che quellosarebbe diventato il mio lavoro da grande.