la memoria dispersa

Cara Trieste


Piazza Unità d'Italia 
Barcola Pur nella malinconia novembrina Trieste, di domenica,  appare scostumata  in quel suo guizzo di vita che la spinge a riversarsi lungo la riva barcolana o a Sistiana per godere l’ultimo sole e riempirsi i polmoni di quell’aria salmastra e frizzantina. A Trieste si respira aria mitteleuropea e lo noti in ogni dove, dall’architettura dei palazzi ai numerosi caffè letterari, veri gioielli,  dove ovunque annusi la presenza di Svevo, Joyce, Saba non fosse altro che per le numerose statue a testimoniarne la vivacità intellettuale.Ma all’austerità asburgica la città contrappone un’anima prettamente latina, azzarderei picaresca, perché Trieste può essere considerata la più meridionale delle città del nord per la grande verve comunicativa e lo spirito gaudente dei triestini che amano spremere la vita fino all’ultima goccia. Estroversi, volitivi, spensierati, compagnoni, vivono con “allegria” e la loro grande apertura è forse dovuta al mare, quel mare che fa parte del loro quotidiano, che è nelle loro stanze, ne costituisce una parete e fa sì che assieme alla bora, che quando tira spazza via tutto, preoccupazioni e pensieri, costituisca il ponte tra loro e un’ immaginaria proiezione altrove.  Ti senti bene a Trieste ti senti come fossi in diverse parti del mondo per quel coacervo di razze, lingue, culture che qui hanno lasciato il segno. E non a caso girando per le vie, le piazze, lungo il mare scopri nelle persone che incroci che a Trieste si invecchia…e bene.