la memoria dispersa

RIFLESSIONI SPICCIOLE SUL CONCETTO DI LIBERT À


 
 Chi di noi non si è posto a vent’anni come a trenta, quaranta e oltre il problema del libero arbitrio o predestinazione? E chi di noi dopo aver argomentato, discusso, essersi infervorato, demolito una tesi a favore dell’altra, se n’è tornato a casa con la soluzione che cercava?Penso che una risposta unica non l’avremo mai, ognuno deve accontentarsi di quella che il suo imprinting e/o  ricerca interiore gli detta.Io che sono cresciuta nella fede in Dio, pur ponendomi mille volte la domanda: “Perché  Dio, tu che sei onnisciente, amore,  hai permesso all’uomo di sbagliare, sapendo che in questo modo l’avresti condannato per l’eternità?” mi sono sempre sentita rispondere dal sacerdote di turno: “Tu non sei stato condannato da Dio, ma il tuo libero arbitrio ti ha condannato perchè avevi la facoltà di scelta.”Io, in tutta sincerità, questa cosa del libero  arbitrio non  sono mai riuscita ad elaborarla in tutta la sua pienezza.In poche parole io uomo, povero Cristo, non conoscendo  ancora la differenza tra il bene e il male, mi sono giocato il paradiso per un inconsapevole errore, non sapendo che avrei potuto, rinunciando al male meritarmi la virtù creando così anche i presupposti per la nascita della morale. In realtà  per definire chi sia un uomo libero bisogna prima  di tutto chiarire cos’è un uomo e in cosa consista la sua libertà. Io non posso decidere di nascere o morire, neanche di vincere al lotto o di trasformarmi in elefante ma posso decidere di migliorare la mia condizione umana, il fattore ambientale senz’altro mi favorisce. Ma il bambino che nasce nelle favelas, che non ha di che mangiare, che subisce abusi e soprusi di ogni genere, ha le mie stesse opportunità?Un uomo libero dunque è innanzitutto un uomo libero dalla fame, dal bisogno, dall’ignoranza.È inconfutabile  che il bambino che nasce,  vive e cresce in un quartiere malfamato e come realtà costante ha solo quella che vede tutti i giorni con i suoi occhi e sotto i suoi occhi, non possa avere poi  grosse possibilità di scelta.Qualcuno afferma che la non possibilità di scelta, come in questi casi o la volontà di rinunciare a tutto,  ad obblighi e diritti, sia espressione di libertà effettiva ma secondo me può essere vero per il barbone che abdicando al suo ruolo nella società di fatto si è conquistato il potere della libertà per se stesso  ma nel caso del bambino, figlio di un delinquente, si può parlare di libertà?Perseguire  il bene forse è  l’unica libertà che possediamo e non ci può essere libertà là dove c’è arbitrio, i due termini sono nettamente in contraddizione e uno esclude l’altro.