Alcuni fanno derivare la parola Krampus dall'antico termine dell'area tedesca kramp (artiglio). Di artigli, infatti, i diavoli della Val Canale sono ben forniti, così come di musi mostruosi sormontati da alte corna, rosse, bianche o di colore naturale e ricoperti da pelli e pellicce, ruvide e ispide.Queste paurose figure altro non sono che residui di antiche cerimonie durante le quali le comunità di agricoltori e allevatori di montagna materializzavano gli spiriti e i demoni silvestri iniziando i giovani al mondo adulto, e traendo auspici sulla fertilità della stagione e dei suoi cicli naturali.All'interno di questi arcaici riti - legati tendenzialmente al culto della terra e dei boschi e celebrati in prossimità del solstizio invernale - appare, quando si assottiglia la luce, anche San Nicolò per iniziare la lunga opera di elargizione di doni nell’arco di tutta la notte e che i bambini troveranno il giorno dopo, giorno, appunto dedicato alla Festa del Santo
San Nicolò e i krampus
Le notti di dicembre sono lì, appese nella mia memoria. Notti gelate, notti stellate, notti in cui il candore della neve era rischiarato dalla luna, notti in cui ai bambini, per farli stare buoni, si raccontavano storie di lupi, notti in cui, girandoci e rigirandoci nel letto aspettavamo l’arrivo di San Nicolò, che vestito di rosso, con una lunga barba bianca, bussava alla porta dei bambini buoni ma che non riuscivamo mai a intravedere, sempre vinti dal sonno e dall’estenuante attesa. Ma alle prime luci dell’alba, ancora assonnati, a piedi nudi, cominciavamo ad esplorare la casa alla ricerca e con la speranza dei doni. La ricognizione iniziava sempre da sotto il letto dove, dentro uno scarpone, una scatola, uno stivale i nostri oh di meraviglia erano appena attenuati dalla presenza di qualche pezzo di carbone a testimoniare le nostre birichinate. Ci spostavamo da una stanza all’altra con esclamazioni di gioia e lo stropiccio della carta strappata per arrivare in cucina dove la tavola era un trionfo di colori e profumi. Mandarini, noci, arachidi, fichi datteri, cioccolata, torrone a prova di denti, rotoli di liquirizia, carrube facevano bella mostra di sé suggerendo un’immagine di colore e di calore. I vetri delle finestre finemente ricamati dal ghiaccio si schiarivano mano a mano che la notte lasciava il passo al giorno. Non sentivamo il freddo eppure il gelo strizzava gli occhi e rattrappiva le mani ma ghiacciati e felici correvamo in camera dei nostri genitori già svegli per il frastuono.. C’era una ruota da montare, un gioco da capire, una bambola da vestire. Alla fine, dopo aver rovistato in tutte le scatole, alla ricerca di qualcosa che fosse sfuggito nella frettolosa apertura dei pacchi, tornavamo a letto, mezzo assiderati, ma con un carico di emozioni che ci avrebbero accompagnato tutta la giornata che si sarebbe conclusa, all’imbrunire, con la sfilata dei krampus Ma chi sono i krampus? Nel tarvisiano,dove vissi i primi anni della mia infanzia, in un misto di divertimento e di paura il 6 dicembre sfila ancora oggi per le vie del paese S. Nicolò, con lunga barba bianca, accompagnato dai diavoli, i cosiddetti krampus che fanno risuonare i campanacci che trascinano per spaventare i bambini cattivi. Questa credenza popolare risale alla notte dei tempi e trae origine da un misto di elementi culturali e tradizioni che vedono inclusi diversi popoli dell’Europa centrale. In questa mescolanza di espressioni e riti arcaici va ricercato il senso di tale cerimonia che vede nell’attesa dei famigerati krampus, l’attuazione di antichi riti. La comparsa dei krampus deve avvenire all’improvviso, da un luogo sconosciuto, probabilmente il bosco, mietendo scompiglio e paura tra i bambini che scappano urlando, attirati comunque dal fascino emanato da quelle figure mostruose. Ed è ancora vivo il ricordo di quelle notti in cui col cuore in gola, cercavamo di sottrarci alle loro grinfie, in una lotta impari in cui il coraggio non bastava…