la memoria dispersa

SAN VALENTINO?


  Oggi, giorno di San Valentino, suona stonato parlare d’amore. E’ di qualche giorno fa la notizia dell’ennesimo stupro ai danni di una giovane donna, guarda caso, consenziente. L’hanno trovata mezza nuda e assiderata in una pozza di sangue ma tra lei e il suo carnefice, a detta di lui, c’è stato solamente un bacio. Strano modo di baciare se le conseguenze l’hanno portata dritta in ospedale, a un passo dalla morte,  con  lesioni tali da richiedere l’intervento dei chirurghi.Paradossalmente, lo stesso bravo giovane che l’ha stuprata, oggi, nel giorno più bello per gli innamorati,  avrebbe potuto presentarsi,  davanti all’inconsapevole fidanzata, con un cuoricino o un braccialetto giurandole  amore eterno e la purezza dei suoi sentimenti.Lo stesso uomo  che, mentre ti stupra, considerandoti semplice strumento di piacere, denigrandoti e umiliandoti, poi potrebbe essere capace  di offrirti  un fiore, guardandoti amorevolmente negli occhi.Chissà perché, uno stupro su due, per uno strano eufemismo, viene considerato rapporto consenziente?Chissà perché quelle rare volte in cui viene individuato il responsabile, questi la butta sempre sulla provocazione da parte della vittima?Chissà perché chi subisce violenza  nove volte su dieci si vergogna di quanto accaduto e rinuncia a fare denuncia?E dire che iniziò Franca Viola a dire no a un matrimonio riparatore, dopo un rapimento e successiva   violenza da parte di uno spasimante, sempre respinto, che pensò allora che quello fosse l’unico modo per legarla a sé in una Sicilia anni ’60, quando ancora era ammesso il delitto d’onore e quando la violenza sessuale era  risibilmente considerata un “reato contro la moralità pubblica e il buon costume”. Solo nel 1996, dopo un  lunghissimo, tormentato iter legislativo, venne varata la legge in cui la violenza sessuale divenne   reato contro la persona, e la donna potè riscattare parte delle umiliazioni subite attraverso secoli di oscurantismo. Dimostrare lo stupro però è ancor oggi  un’impresa e una recente sentenza della Corte di Cassazione, ritenendo il carcere “troppo lesivo” per gli imputati non ancora accusati di abusi sessuali, nel valutare  misure alternative al carcere stesso ha, in un certo qual modo ritenute meno apprezzabili  le devastanti conseguenze di una violenza nel fisico e nell’anima della donna, ancora una volta discriminata da una oltraggiosa  interpretazione dei suoi diritti.