la memoria dispersa

L'ANGELO AZZURRO


 Ero molto giovane quando vidi per la prima volta il film: “L’Angelo Azzurro” tratto dal libro di Heinrich Mann “Il Prof. Unrat”  che mi colpì molto non solo per il tema trattato, la discesa agli inferi di un compassato e maturo Professore di ginnasio di Lubecca  a causa di  una insana passione per la bellissima lola lola, impersonata dalla grande Marlene Dietrich ma per la cupezza dell’ambientazione e del protagonista che nonostante la tragedia personale non riuscì mai  a  suscitare sentimenti di simpatia e compassione.Il film inizia con la scena in cui la sua domestica, interrogata sulla morte del cardellino che teneva in gabbia, rispondendo con un seccato: ” Ah, era tanto che non cantava più” lascia presagire tetri scenari futuri.E il film si dipana in un crescendo di passione autodistruttiva tanto da ottenebrare la mente di un uomo che perso nella follia amorosa rovina se stesso  e  la sua reputazione, attraverso una serie infinita di umiliazioni fino al tragico finale in cui, in un ultimo singulto di dignità si toglie di dosso i panni di pagliaccio e va a morire nell’aula della scuola dove aveva insegnato.
Si tratta di un film piuttosto amaro e crudele con molte  chiavi di lettura aldilà di una retorica spicciola che lo vorrebbe etichettare unicamente come un film d’appendice.Il Prof. Unrat, che in tedesco significa letteralmente spazzatura, così lo chiamavano i suoi allievi, con malcelato livore,  delineando una personalità non molto edificante per la meschinità che caratterizzava il suo tratto di insegnante e i suoi rapporti in società improntati al più rigido e ipocrita perbenismo è una figura estremamente moderna, in bilico tra il protagonista di una tragedia greca e il più bieco e licenzioso uomo dei nostri giorni. Lo è quando incarna le vesti del predicatore e del moralizzatore dei costumi e  forte del suo ruolo e del suo rango grida allo scandalo, al vizio, al degrado rimanendo invischiato come in una tela di ragno nelle stesse trame da lui per primo  odiate e combattute.