la memoria dispersa

8 marzo: non solo mimosa


Dedicato ad Alda Merini 
 I recenti casi di cronaca nera ripropongono ancora una volta il problema della violenza sulle donne, violenza cieca, assurda che diventa omicidio per un sms di troppo, per il rifiuto dell’abbandono, per l’orgoglio ferito. E’ così e per queste ragioni che ammazzano gli uomini, e non si può neanche dire che sia questione di ambiente, di stato sociale o DNA,.Ecco perché   la festa dell’8 marzo deve diventare l’ennesimo  grido di ribellione nei confronti  di una cultura maschilista che ha trovato terreno fertile in una società che affonda le sue radici  e le sue istituzioni in  una parità di diritti solo a parole.Ma cosa dobbiamo festeggiare? Aldilà della festa in cui da protagoniste diventiamo oggetto di consumo  da parte di chi ci guadagna addosso, anche la
mimosa il bellissimo fiore che dovrebbe essere un riconoscimento alla donna e alla sua essenza è diventato un modo come un altro per rimpinguare le casse di tutti i negozi di fiori che aspettano giorni come questo,  San Valentino, la festa del papà, della mamma per fare affari d’oro.   E dire che lo spunto per la  nascita di questo giorno è legato a un  fatto realmente accaduto negli Stati Uniti.Nel marzo del 1908 le operaie della fabbrica tessile newyorkese Cotton, iniziarono a protestare per le pessime condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, fino all’8 marzo. Quel giorno il proprietario della fabbrica, Mr. Johnson, chiuse le operaie all’interno dell’edificio, per evitare che uscissero e non lavorassero. Improvvisamente scoppiò un incendio e le 129 operaie, private di ogni via di fuga, rimasero uccise. (dal web) Anche se  questa vicenda  viene considerata  un falso storico per le tante inesattezze  riguardanti fatti e date può  valere  come un riferimento per mettere in luce il  problema delle donne, nei secoli vessate e soggette a prevaricazioni di ogni tipo.Ma quali sono i modelli  ai quali i dobbiamo riferirci? Senz’altro non quelli impostici dalla televisione ma l’esercito silenzioso di donne lavoratrici e madri che ogni mattino si alza, si consuma tra lavoro, casa e figli, lottando non solo per il mantenimento del posto perché basta una gravidanza a metterlo a rischio ma anche per la valorizzazione  dei suoi meriti e delle sue specificità. Basterebbe rivolgere il pensiero a donne come Levi Montalcini o Alda Merini per dare un senso a questo giorno e riscattarlo da tutto il vuoto che lo circonda.Ecco, domani 8 marzo, io festeggerei Alda Merini, simbolo di tutte le donne calpestate, emarginate, abbandonate come lei, che non solo  ha espiato la colpa di essere donna ma che i continui ricoveri ospedalieri oltre che a peggiorare i suoi disturbi mentali le hanno anche devastato l’anima.L’omaggio che le renderemmo non servirebbe solo a risarcirla di quella elemosina di consensi e riconoscimenti ricevuti in vita ma sarebbe da parte nostra  un omaggio a una donna vera, anche come risposta a chi ci vuole ghettizzare e relegare  nell’angolo delle “belle statuine”. Leggendo le sue poesie, di rara bellezza,  possiamo capire molte cose della vita e del mondo delle donneIo inizierei da queste Io come voiIo come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita, buttata fuori dal mio desiderio d’amore. Io come voi non sono stata ascoltata e ho visto le sbarre del silenzio crescermi intorno e strapparmi i capelli.          Il mio primo trafugamento di madre           Il mio primo trafugamento di madre   avvenne in una notte d'estate  quando un pazzo mi prese  mi adagiò sopra l'erba   e mi fece concepire un figlio.  O mai la luna gridò così tanto   contro le stelle offese,  e mai gridarono tanto i miei visceri,   né il Signore volse mai il capo all'indietro,        come in quell'istante preciso,   vedendo la mia verginità di madre   offesa dentro a un ludibrio.  Il mio primo trafugamento di donna   avvenne in un angolo oscuro  sotto il calore impetuoso del sesso,   ma nacque una bimba gentile  con un sorriso dolcissimo  e tutto fu perdonato.  Ma io non perdonerò mai  e quel bimbo mi fu tolto dal grembo   e affidato a mani più « sante »,  ma fui io ad essere oltraggiata,  io che salii sopra i cieli   per avere concepito una genesi.