la memoria dispersa

LE MILLE VOCI DI PASOLINI


 "La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter essere compresi"P.P.P. 
Nella profondità dei tuoi occhila grandezza dei tuoi pensieriNella fragiità del tuo corpoLe frustate della vitalorettaMi chiedo che cosa avrebbe ancora potuto  darci P.P. Pasolini se non fosse stato barbaramente ucciso nel fior degli anni e dato che sulla sua morte  aleggiano ancora ombre e dubbi mai chiariti,  il suo omicidio appare  una violenza perpetrata ai danni di tutti noi, orfani inconsolabili di  una delle intelligenze più vive del nostro panorama letterario e artistico.La sua omosessualità, sofferta, disperata, in tempi in cui era impensabile uscire allo scoperto, pesava sulla sua anima sensibile come un macigno ma se dovette scendere a compromessi per la sua naturale inclinazione sessuale  non lo fece mai  per le sue idee, la sua coscienza di uomo rigoroso, probo, etico, un profeta laico.A Casarsa della Delizia, dove riposano le sue spoglie, accanto a quelle della amatissima madre mi commossi davanti a quella tomba nuda, anonima quasi a stigmatizzare una vita avara, in salita nonostante lui non finisse mai di dire:   «Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l'erba, la giovinezza:... e io divoro, divoro, divoro... Come andrà a finire, non lo so.» Parole profetiche come profetica fu la sua  lettura del presente  del quale colse i primi segni di disgregazione causato  da un industrialismo esasperato che andava stabilizzandosi con tutte le mostruose derivazioni dovute all'omologazione e al parossismo consumistico che unito  al rimbambimento televisivo e mediatico avrebbe spazzato via un'identità culturale ispirata a una scala valoriale non più punto di riferimento.La sua capacità di dipingere una società dalle infinite  sfaccettature con parole e immagini dalle mille sfumature  gli veniva oltre che da una profonda coscienza critica, controcorrente, libera, dal suo profondo amore per la  cultura arcaica, contadina, quella delle sue origini friulane da parte di madre dove la religiosità dei luoghi si sposava magnificamente con la religiosità profonda, non confessionale dell'anima.La sua giovane vita fu segnata dalla morte del fratello Guido, partigiano idealista e coraggioso che fu ucciso in un 'imboscata tesagli dai suoi stessi compagni appartenenti a un'altra brigata nelle malghe di Porzûs, al confine con la Slovenia."La disgrazia che ha colpito mia madre e me , è come un'immensa, spaventosa montagna che abbiamo dovuto valicare (...). Non posso scrivere senza piangere, e tutti i pensieri mi vengono su confusamente come le lacrime. Dapprincipio non ho potuto provare che un orrore, una ripugnanza a vivere (...) Reagirà Pierpaolo e quasi come atto risarcitorio nei confronti del fratello nel 1947 si iscriverà al partito comunista ma la sua,  lungi dall'essere  una militanza,  fu soltanto un'adesione ideologica e filosofica ai  principi ispiratori del marxismo.  Di lì a poco venne espulso dal partito e dalla scuola nella quale insegnava con l'accusa di adescamento minorile e dovette abbandonare la sua amata Casarsa per dirigersi assieme alla madre, senza mezzi e alcuna prospettiva a Roma dove visse i primi anni in gravi ristrettezze economiche.Riuscì ad emergere non senza difficoltà, erano gli anni '50 e poi fu tutto un susseguirsi di attività frenetiche che lo videro spaziare dalla narrativa, al teatro, al cinema alla saggistica senza dimenticare la poesia, forse la sua anima più vera.Riuscì ad eccellere in ogni campo, ma fu sempre perseguitato da destra e da sinistra. L'Intellighenzia borghese cattolica non gli perdonò mai il suo genio ribelle, il suo anticlericalismo, la sua critica spietata  ai padroni e ai servi della politica e cercò di neutralizzarlo in tutti i modo intentandogli un'infinità di procedimenti giudiziari per lo più fasulli che lo videro battersi come un leone nelle aule giudiziarie«Sono vent'anni che la stampa italiana, e in primo luogo la stampa scritta, ha contribuito a fare della mia persona un controtipo morale, un proscritto. Non c'è dubbio che a questa messa al bando da parte dell'opinione pubblica abbia contribuito l'omofilia, che mi è stata imputata per tutta la vita come un marchio d'ignominia particolarmente emblematico nel caso che rappresento: il suggello stesso di un abominio umano da cui sarei segnato, e che condannerebbe tutto ciò che io sono, la mia sensibilità, la mia immaginazione, il mio lavoro, la totalità delle mie emozioni, dei miei sentimenti e delle mie azioni a non essere altro se non un camuffamento di questo peccato fondamentale, di un peccato e di una dannazione.» Nei suoi confronti ci fu un vero e proprio linciaggio personale e mediatico. I suoi romanzi: "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta" scritti  in dialetto romanesco come un romano non avrebbe saputo fare riuscendo a farsi aderire come una seconda pelle la vita del sottoproletariato borgataro vennero censurati, sequestrati ritenuti indegni e osceni.I suoi film,  autentici capolavori da Mamma Roma  a Uccellacci e Uccellini, Decamerone, Accattone,  Salò ecc..subirono la stessa sorte  tra premi, denunce e aggressioni fisiche.Indomito e indomabile quasi presagisse la fine,  intorno agli anni '70 cominciò a scrivere attraverso le colonne dei giornali e i suoi interventi poi raccolti negli "Scritti Corsari" e "Lettere luterane" sono una specie di testamento spirituale in cui i toni  provocatori sono soltanto il disperato grido di un uomo che analizza la realtà di una società che sta trovando nell'omologazione e nel conformismo  un nuovo mondo in cui specchiarsi.La ricerca su Pasolini è inesauribile come inesauribile è  la sua  portata intellettuale e filosofica, puoi amarlo, odiarlo, mai restargli indifferente o non lasciarti travolgere emotivamente davanti alle sue poesie come il Pianto della scavatrice o Supplica a mia madre dove riesci a cogliere tutta la tragedia  di un uomo già presente nel grembo materno.  E' difficile dire con parole di figlio  ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.  Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,  ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.  Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:  è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.  Sei insostituibile. Per questo è dannata  alla solitudine la vita che mi hai data.  E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame  d'amore, dell'amore di corpi senza anima.  Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu  sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:  ho passato l'infanzia schiavo di questo senso  alto, irrimediabile, di un impegno immenso.  Era l'unico modo per sentire la vita,  l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.  Sopravviviamo: ed è la confusione  di una vita rinata fuori dalla ragione.  Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.  Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...