la memoria dispersa

ITACA


 fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza». (vv. 118-120, canto XXVI, Inferno, Divina Commedia)  ITACA Se per Itaca volgi il tuo viaggio, fa voti che ti sia lunga la via, e colma di vicende e conoscenze. Non temere i Lestrìgoni e i Ciclopi o Posidone incollerito: mai troverai tali mostri per la via, se resta il tuo pensiero alto, e squisita è l'emozione che ti tocca il cuore e il corpo. Nè Lestrìgoni o Ciclopi nè Posidone asprigno incontrerai, se non li rechi dentro, nel tuo cuore, se non li drizza il cuore innanzi a te. Fa voti che ti sia lunga la via, E siano tanti i mattini d'estate che ti vedano entrare ( e con che gioia allegra!) in porti sconosciuti prima. Fa scalo negli empori dei Fenici per acquistare bella mercanzia, madrepore e coralli, ebani ed ambre, voluttuosi aromi d'ogni sorta, quanti più puoi voluttuosi aromi. Rècati in molte città d'Egitto, a imparare imparare dai sapienti. Itaca tieni sempre nella mente. La tua sorte ti segna quell'approdo. Ma non precipitare il tuo viaggio. Meglio che duri molti anni, che vecchio tu finalmente attracchi all'isoletta, ricco di quanto guadagnasti in via, senza aspettare che ti dia ricchezze. Itaca t'ha dato il bel viaggio. Senza di lei non ti mettevi in via. Nulla ha da darti più. E se la trovi povera, Itaca non t'ha illuso. Reduce così saggio, così esperto, avrai capito che vuol dire un'Itaca Costantino Kavafis Quante volte ho letto la bellissima e struggente poesia di Costantino Kavafis, forse la sua più bella, senz'altro la più significativa per aver messo in contatto l'uomo col suo io più profondo, ricca di metafore sul senso della vita e il viaggio che ciascuno di noi compie prima di giungere all'approdo. Itaca rappresenta la meta ma è anche l'inizio del viaggio, avvertito come  uno stimolo incessante  per l'uomo che durante il percorso si può avvantaggiare di quante più esperienze possibili a seconda della sua indole, del suo destino, della sua vocazione. Come  un novello Ulisse parte verso la conoscenza e il sapere, talvolta verso l'ignoto rappresentato dai tanti incontri belli, brutti che contrassegneranno la sua via sempre con lo spirito indomito e meravigliato di chi rinvigorito dal desiderio di novità e scoperta sta maturando il proprio cammino verso la consapevolezza. Kavafis riesce a conciliare queste due tensioni, il desiderio di novità e movimento con la gioia del ritorno che sono in perfetta armonia tra di loro se chi durante il cammino è riuscito ad arricchirlo e riempirlo di  ricordi ed esperienze tanto più significative quanto più il viaggio sarà stato lungo, appagante, soprattutto illuminante sul significato del calore che il ritorno, al tramonto,  gli potrà dare.