la memoria dispersa

MALINCONIA


 
Edward Weston, The White Iris (Tina Modotti) (1921)  La malinconia è la gioia di sentirsi tristi Victor Hugo   La malinconia quando ti prende è come un velo che offusca la vista. La  percezione visiva cambia  e il vetro appannato che si frappone tra te e il mondo ingigantisce o attenua fatti e cose che rappresentano la tua modalità di approccio alla vita. Quando arriva non ti avverte, non ti prepara magari per disporti ad accoglierla, ti travolge  e non è neppure legata al rumore sordo di un temporale  perché compare anche davanti a un cielo stellato o col sole che al mattino illumina la stanza.   E' un languore avvolgente che dalla testa si trasferisce al cuore e giù lungo il corpo attraversato da sensazioni che ti avvicinano al tuo io più autentico tanto da isolarti da ciò che ti circonda. Non nasce dal niente, cresce negli anni e colpisce soprattutto anime sensibili allo sguardo interiore. Non è tristezza o nostalgia anche se ne ha lo struggimento. L'efficientismo e immagine salutistica degli ultimi decenni incentrata su una visione edonistica della vita l'ha bandita relegandola a elemento disturbante  e negativo, disfunzionale al processo di omologazione mirato al livellamento di sentimenti e aspirazioni ma risulta difficile da soffocare in un temperamento profondo, dall'identità inattacabile. Tristezza, nostalgia, malinconia, ricordi,  tutto tende ad essere messo nello stesso calderone tanto da renderne difficile l'identificazione. Ma se la tristezza è un senso di vuoto per lo più  momentaneo legato alla  mancanza di qualcuno o qualcosa,  la malinconia ha a che fare con un concetto ben più ampio e investe il significato stesso dell'esistenza. La malinconia come immagine di compiaciuto ripiegamento su sé stessi  non è slegata comunque dall'idea di felicità,  anzi spesso la rafforza trovandola, in un volo di astrazione,  nell'accettazione dei propri limiti come risposta a un disegno più grande.