la memoria dispersa

NOI AI TEMPI DEI SOCIAL


 
 Ricordo una corriera polverosa, coi sedili marrone di similpelle che d'estate ti si incollavano addosso per il caldo   ed il sudore. Quante volte l’ho presa e quando la perdevo c'era  il treno regionale, ogni paese, una fermata e cinquanta chilometri diventavano un viaggio. Su quegli scompartimenti che per entrarci dovevi dar fondo a tutte le tue esili forze per sbloccare maniglie inceppate  e ingranaggi non proprio scorrevoli,  ho visto scorrere un pezzo della mia vita quando ancora il contatto umano e l’allegria spontanea erano contagiosi e improntavano i rapporti sociali. Anni in cui non esistevano i telefonini e tutti quegli orpelli che oggi creando una barriera  tra te e gli altri ti isolano in un volontario distacco dal resto del mondo. Basta guardarsi  attorno per avere la percezione che siamo tutti chiusi in un solipsistico   universo che paradossalmente non fa che evidenziare  l’estrema solitudine alla quale  ci siamo consegnati. Sulla metro, per strada, al supermercato, in fila alla posta, nelle sale d’attesa, il buongiorno è praticamente ignorato o biascicato senza distogliere lo sguardo dal display di uno smartphone, o qualsivoglia tablet. L’era del digitale, del contatto e socializzazione virtuale ha sostituito le sane quattro chiacchiere tra amici, quel bisogno complice di distrarsi tra una pausa e l’altra del lavoro o il piacere di una conversazione, imbastita casualmente su un tram, un treno,  dove una volta lo sguardo e la parola riuscivano a creare condivisione e calore. Oggi il calore va ricercato online, anche perché schermati è più facile consegnare un’immagine di sé stessi il più possibile vicina a quella che vorremmo dare, o al contrario in un narcisistico bisogno di apparire, un modo per sviare l’attenzione da difetti e fragilità che potrebbero sminuirci agli occhi degli altri. Ne risulta un’immagine alquanto falsata che a lungo andare potrebbe incrinare il realistico rapporto con sé stessi sfumandolo tra sms, chat e stati in un progressivo allontanamento da una realtà che non ci piace.