la memoria dispersa

Il senso del nonsenso


La corda sensibile - Renè Magritte Spesso le parti migliori della vita erano quando non facevi assolutamente niente, stavi solo a rimuginare, a riflettere. Voglio dire, mettiamola così: voi immaginate che niente abbia senso, ma non può essere che tutto sia così, perché vi rendete conto che non ha senso e questa vostra consapevolezza gli dà quasi un senso. Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico. Pulp. una storia del xx secolo, Charles Bukowski   Questa riflessione di Bukowski nella sua disarmante semplicità ha una potente forza rivelatrice. Chi di noi non ha sperimentato nella propria vita il distacco di cui parla, quella sorta di inazione dovuta a un'estatica contemplazione di sé stessi avvolti in un nulla esistenziale, una sorta di atarassia, immobilità dovuta alla paura di immergersi nel  folle turbinio della vita il più delle volte atterriti dalla paura di affrontarlo, di essere respinti, di non trovare la giusta collocazione creandoci l'alibi del non senso, dell'inutilità di provare per il timore di non farcela. Preferiamo rinunciare agli impulsi, le passioni che pure ci animano per non dover sottostare al ricatto del dolore perchè  dietro a ogni desiderio c'è la consapevolezza della sua durata effimera che non sempre ci trova preparati a subirne gli effetti. Ma trovare un senso nel non senso è un'attrazione irresistibile che quando ci prende spazza via  logica, raziocinio, oggettività, verità dolorose e siamo maghi nella creazione di immagini positive che possano dare sussistenza ai nostri deboli convincimenti. Trovare il senso nel nonsenso è uscire da standardizzazioni  e convenzioni che ci impedirebbero  di catalogare la realtà secondo i nostri personalissimi parametri di valutazione sì da trovarne infinite rappresentazioni, rarefatte, lontane  da quelli che sono i convenzionali codici interpretativi. Ecco perché un disturbante quadro di Magritte può essere compreso solo attraverso un ardito volo di astrazione.