Forse è perché sono così poco cattolico che ho potuto amare tanto il Vangelo e farne un film. P.P.Pasolini
Il “Vangelo secondo Matteo”è ritenuto il più bel film sulla vita di Gesù. E che sia un capolavoro assoluto è indubbio. Nasce dal tormento interiore del grande poeta e intellettuale, lui uomo laico, ateo, anticattolico, così pregno di spiritualità e di forza interiore. Nasce da un percorso che lo portò a voler rappresentare come figura di Gesù quella descritta da Matteo, quella che a parer suo era la migliore umanizzazione del Cristo, un Cristo duro a tratti, combattivo, fragile, accompagnato però da un’infinita dolcezza e da una profonda solitudine che tanto assomigliava alla sua. Nel suo film manca la spettacolarizzazione che ha caratterizzato la ben nutrita cinematografia americana ma è proprio nella semplicità del luogo, Matera, nell’anonimato dei personaggi, nei silenzi e nella scarna ma intensa significatività gestuale che possiamo trovare “l’anima” che Pasolini in una dimensione ascetica e universale ha voluto mostrare, il significato di mistero e di senso della morte che non può lasciare indifferente nessuno.