Ci vuole coraggio ad essere quello che sei e non quello che devi o che gli altri vogliono tu sia.Nel mio caso è stato un esercizio costante che mi ha visto battermi sin dai tempi della scuola contro torti e scorrettezze quando la timidezza la faceva da padrona.Ho avuto sempre molto forte il senso di giustizia ma a quei tempi non avevo ancora la consapevolezza di un io che si stava facendo strada tra umiliazioni e prove di forza.Ero un po' in balia degli eventi ma soprattutto di me stessa mentre cercavo la strada dell'indipendenza con quell'insicurezza che cercava di nascondere le mie vulnerabilità.Penso che l'orgoglio con cui mordevo la vita fosse la mia arma vincente ma nel contempo era il mio limite perché non concedeva spazio a giusti compromessi che mi avrebbero reso meno spigolosa e con un esagerato senso del dovere. Ho convenuto però che ridurre tutto alla bontà e quantità delle prestazioni comporti pagare il pegno e il mio è stato quello che misurando tutto con un metro di valutazione piuttosto rigido, si sono aperte quelle falle che comunque fanno parte della vita ritrovandomi a fare, dire, contraddire molte delle cose che prima erano dogma.Ho ingoiato bocconi amari, ho sentito bruciare sulla pelle umiliazioni e offese ma sono serviti a rendermi più morbida, facendo addirittura affiorare l'attitudine al comprendere che ritengo fondamentale nel relazionarsi con gli altri.Ciò che non mi ha visto e vedrà cedere di un millimetro però è il bisogno di giustizia che rincorro da sempre. Credo non ci sia niente di più devastante che il senso d'impotenza davanti ai muri di disonestà e pregiudizio.