la memoria dispersa

DOLOR Y GLORIA


 L'ultimo film di Almodóvar, presentato nei giorni scorsi a Cannes, e in odore di Palma d'oro, purtroppo non ottenuta, ha fatto centro.Non amo particolarmente la filmografia di Almodóvar; di lui ricordo soprattutto "Volver" e "Tutto su mia madre", ma "Dolor Y Gloria"sono andata a vederlo con la netta sensazione che mi sarebbe piaciuto. E così è stato.In questo film c'è un Almodóvar intimo, sincero che forse alla soglia dei settant'anni ha voluto mettersi a nudo parlando di sé senza filtri, raccontandosi attraverso il film della sua vita. Un film a tratti doloroso, soprattutto quando rammenta l'infanzia povera, in un paesino vicino a Valencia, la scoperta della sua omosessualità, il grande amore per la madre, interpretata da una intensa Penelope Cruz, che come un filo invisibile attraversa la sua vita. E poi l'amore, amore perso e ritrovato per caso, destinato a riaccendersi per un solo attimo, forse soltanto nel ricordo di quello che fu. Salvador, il suo alter ego, magistralmente interpretato da Antonio Banderas, è un uomo afflitto dai tanti mali fisici ma più ancora da quelli dell'anima che ha sempre cercato di lenire facendo uso di eroina perdendosi e perdendo stimoli, ispirazione, voglia di vivere e creare. Ma il suo talento e la forza interiore lo spingeranno a rinascere e a trovare la forza per tornare dietro la macchina da presa."Il cinema della mia infanzia sapeva di pipì. Di gelsomino. E di brezza d'estate" scriveva, ma solo quando riuscirà a riconciliarsi con se stesso attraverso il controllo dei mali fisici e il superamento dei sentimenti di colpa nei confronti della madre, potrà finalmente rappresentare quel mondo che gli viveva dentro.Dolor y Gloria, dolore e gloria è la sintesi perfetta di un film basato sulla memoria, e sarà proprio la memoria a diventare elemento salvifico. Bellissimo!