Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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LA FATICA DI ESSERE DONNA

Post n°703 pubblicato il 22 Settembre 2023 da lorifu
 

 

Le donne continuano a morire, in Italia, in Europa, nel mondo, sotto la scure della mano dell'uomo. Negli ultimi giorni, nel nostro Paese ne sono state uccise, due, tre? Se n'è perso il conto e ciò che è molto più grave è che non fa quasi più notizia. Se ne parla per un giorno, due, poi tutto nel dimenticatoio, incuranti del dolore, degli strascichi, dei traumi di chi resta. Se ne discute abbondantemente in tv, invece, non nei rari e sobri programmi di servizio pubblico, ma nei tanti spazi televisivi con improvvisati conduttori, che definire giornalisti è un eufemismo, e ospiti, al limite del voyeurismo, dove per una manciata di share si fanno processi, estorcono confessioni, retroscena, simulano fatti e omicidi che devono portare lo spettatore in stato di fibrillazione, giusto il tempo della trasmissione. Ma intanto nulla cambia. Sembrava che la legge sul Codice rosso fosse la soluzione, ma è risibile soltanto il pensarlo. Non esiste legge che possa essere efficace se non viene supportata da investimenti per un funzionamento organico dei provvedimenti, e gli inasprimenti delle pene non bastano. Le donne continuano a esser lasciate in balia di se stesse, e un compagno violento non smette di esserlo restando ai domiciliari. È la cultura la vera discriminante, ma troppo poco si è fatto e si sta facendo su questo fronte. Gli uomini, anche quelli che le leggi le hanno fatte, continuano a sminuire lo stupro e la violenza di genere, e ci sono stuoli di avvocati a difesa di palesi delinquenti. Le donne faticano a farsi ascoltare, perché anche quando accusano, devono sempre giustificare e giustificarsi, mentre pacche sul culo, baci rubati, come nel caso del Presidente della Nazionale Calcio femminile spagnola, vengono considerati innocue affettuosità.E intanto in Afghanistan vige l'obbligo del burka è in Iran le donne combattono strenuamente contro l'imposizione del velo.

 
 
 

Riflessioni

Post n°702 pubblicato il 09 Marzo 2023 da lorifu
 

 

Ho imparato a non giudicare. Siamo tutti isole felici, infelici, in un mare talvolta insidioso, ma tutti abbiamo le nostre ragioni di esistere, e può essere che la mancanza di palme, sia solo un deliberato bisogno di stare al sole.



 
 
 

Sulla morte...

Post n°701 pubblicato il 09 Marzo 2023 da lorifu
 

Sempre a proposito di morte e delle riflessioni che mi sento di fare, leggendo Norwegian Wood di Murakami mi rimase impresso questo brano:
...fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire: » Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fino a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in alcun modo». Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico. La vita di qua, la morte di là. Io sono da questa parte, e quindi non posso essere da quella. Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità, che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare.. Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me.


Leggendo questo stralcio di Norwegian Wood di Haruki Murakami ho rivissuto un momento identico, quello della consapevolezza della morte. Avevo diciassette anch'io quando fissando l'immobilità innaturale di un amico schiantatosi con l'auto contro un guard rail, capii che quella morte mi apparteneva. Fu come una rivelazione. Non era la morte giusta, prevedibile, lontana che avevo vissuto al capezzale di mio nonno ma era arrivata come una frustata, scompigliando quella percezione d'immortalità frantumatasi all'improvviso.
Vita e morte camminavano assieme e si compenetravano a vicenda.
Mi sentivo tradita e piansi come su una promessa mancata.

 
 
 

AL DI LA' DEL MERITO

Post n°699 pubblicato il 26 Ottobre 2022 da lorifu
 

Con la Meloni il nuovo Ministero dell'Istruzione si chiamerà Ministero dell'Istruzione e del Merito, e già sul nascere quel merito dai molteplici significati ha suscitato numerose polemiche visto che il significato è già insito nella definizione dell'art. 34 della Costituzione.Che la scuola sia in caduta libera da decenni è un fatto, e da ex insegnante con un occhio ancora aperto sulle dinamiche giovanili e su quella che è diventata la scuola, anzi ironicamente la "buona scuola", devo dire che lo scollamento è avvenuto nel tempo e i correttivi apportati non hanno fatto altro che peggiorare un'Istituzione che finalmente dovrebbe riappropiarsi della sua identità e vocazione primaria: scuola di tutti e per tutti.Ecco perché la scuola del merito e della meritocrazia non lo sarà mai, perché nasce su un equivoco di base: l'arbitrarietà e imparzialità dei giudizi. Misurare talenti e abilità é quanto di più es-clusivo possa esserci, tanto più perché queste doti nascono e si sviluppano laddove ci sono i presupposti ambientali ed educativi, ragion per cui le condizioni di partenza avvantaggiano chi ce l'ha, creando un gap sempre più marcato tra underdog, come dice la Meloni stessa e i ragazzi vincenti, e le eccezioni confermano la regola.La scuola ha sempre misurato esiti e non si è mai soffermata sulle vocazioni, stroncando quelle intelligenze inclassificabili in termini di prestazioni adeguate, che poi è su quell'adeguate che vorrei soffermarmi, dato che stilare giudizi secondo scale e parametri seppur oggettivi, lascia sempre spazio a ingiustizie e disuguaglianze. Come si fa a valutare un'intelligenza emotiva che quasi mai è stata presa in considerazione nelle valutazioni scolastiche?Ecco perché servono insegnanti illuminati, questa secondo me è la vera rivoluzione, insegnanti che sappiano parlare a tutti e che li interessino al processo formativo ed educativo.Pasolini questa vocazione l'aveva e se oltre settant'anni fa scriveva di questa sua predisposizione pedagogica, credo che, seppur cambiati i tempi, l'insegnante debba ignorarsi e costituire il mezzo per traghettare il giovane verso la conoscenza e il miglior risultato di sé."Era il primo ottobre del lontano 1947. Nella classe prima della Scuola media di Valvasone entrò un giovane insegnante, fece l'appello e si presentò: era il professore di lettere e si chiamava Pier Paolo Pasolini. Crediamo che non fosse ricco, perché ogni giorno, col buono e col cattivo tempo, si faceva, in bicicletta, 12 km. Di strada bianca per venire a Valvasone dalla vicina Casarsa, dove abitava e in cui rientrava per il pranzo. Quella modesta bicicletta fu la sua fedele compagna per tutti e due gli anni in cui restò con noi, anche quando in giro comparvero i primi ciclomotori e scooters. Eppure nei due anni passati con lui, fummo i più ricchi e fortunati allievi del nostro Friuli. Piano piano egli ci condusse per mano nella immensa "steppa" di Anton Cecov, piena di solitudine e tristezza. Ci fece fare conoscenza con il mondo tragico e colmo di umanità della Siclilia di verga. Con Lui attraversammo l'Oceano Atlantico per fermarci, commossi e pensosi, nel piccolo cimitero di "Spoon River", poi scendemmo nel profondo Sud degli Stati Uniti per riscaldarci col canto possente degli spirituals negri. Ci fece amare Ungaretti, Saba, Montale, Sandro Penna, Cardarelli, Quasimodo e molti altri poeti che, allora, non erano né premi Nobel né comparivano nelle antologie per le scuole, tutte piene di Leopardi, Carducci, Pascoli, D'Annunzio. Leggeva meravigliosamente bene e noi per delle ore rimanevamo incantati ad ascoltarlo. Ci insegnava a recitare, a dipingere, a giocare a calcio" (B. D. Schwartz, p.310). 

 
 
 

Sorpresa!

Post n°698 pubblicato il 24 Ottobre 2022 da lorifu
 


foto dal web

 

Non c'è sorpresa più grande di quella che non ti aspetti, soprattutto quando ti sei rassegnato alla mancanza di sorprese e non ti meravigli più di nulla perché la realtà è molto parsimoniosa e in genere ti sorprende negativamente.

Ma c'è dell'immaginifico nella realtà, e può succedere che ciò che ritieni irreale poi accada, tanto da scardinare i tuoi primitivi convincimenti.

L'inaspettato fa parte dei desideri inconsci e l'irrazionale che è in me è persino capace di pensare che Godot arrivi. 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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