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MAGRITTE - MEMORIA
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Le poche parole scandite, risonanti nell’eco della grotta..
I pensieri come riflessi d’acqua del fiume sotterraneo,
li sentivo danzare sulle rocce.
Un lieve timore, di precipitare.
I movimenti del mio corpo assecondavano ogni asperità.
E così doveva essere, per non scivolare.
Dopo passaggi facili, un tunnel si presentava sotto di noi.
Andare in espansione, era l’ordine.
Significava che dovevo produrre un impatto che potesse sostenere il mio peso.
Con qualsiasi parte del corpo: gomiti, ginocchia, spalle, gambe, piedi, mani. Lungo le pareti della strettoia che portava alla parte sottostante della grotta.
Ero salita e discesa con un’imbragatura simile a quella della montagna, con una facilità che mi sorprendeva.
Superate le difficoltà, rilassandomi e godendo appieno di ogni meraviglia che mi circondava, mi sovvenne ad un tratto di quanto silenzio permeava l’ambiente… ad eccezione di gocce d’acqua lontane o vicine di cui l'eco si perdeva nei meandri.
E spegnendo le lampade ad acetilene, poste sul casco, il buio più assoluto che mai mi fossi trovata a penetrare con lo sguardo.
La sensazione, potente, che provai era di totale protezione e sicurezza, là, nelle viscere della Madre Terra.
Uscendo, a fine nottata, l’alba era già sorta, e annusai l’aria, come se fosse la prima volta.
Mai ne avevo sentito il profumo con tanta intensità.
Grotte di Rio Martino - Valle Po
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