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Spiritualità e Floriterapia


CONFRONTOQuello che noi chiamiamo amore, 13 dicembre 1933 (in E. Bach, Le Opere Complete) Quello che noi chiamiamo “amore” è una combinazione di avidità e odio, ovvero desiderare di più e avere paura di perdere. Perciò quello che noi chiamiamo “amore” deve chiamarsi IGNORANZA. L’amore reale deve essere infinitamente al di là della nostra comune comprensione, qualcosa di straordinario, la totale dimenticanza di sé, la perdita dell’individualità nell’Unità, l’assorbimento della personalità nel Tutto. Così sembra davvero che l’amore sia proprio l’opposto del sé. Quando capiremo questi termini allora comprenderemo gli insegnamento di Cristo, non serviranno più parabole. L’amore, per un aspetto, sembra essere servizio unito a saggezza. Quello che noi chiamiamo amore è qualcuno che ci dà perché soddisfa il nostro desiderio di avidità per più cose, e ciò che noi chiamiamo odio è qualcuno che ci toglie perché sollecita la nostra paura di perdere. Quando ci rendiamo conto che non abbiamo nulla su questa terra che non valga la pena perdere, ma tutto da guadagnare, allora non possiamo conoscere l’odio e quindi, nel significato proprio della parola, noi saremo capaci di “amare i nostri nemici”. Il reale amore di Dio o dei nostri compagni sembra essere il desiderio di servire senza compenso. Probabilmente la realtà più vicina all’amore che noi conosciamo da sempre è per l’irraggiungibile, per i tramonti, per le notti stellate, per la musica, e per la bellezza delle montagne e delle lande. Nel profondo dei nostri cuori dobbiamo sapere che i nostri nemici sono quelli che ci abbandonano, perché così facendo essi creano un legame che troviamo quasi impossibile da rompere e noi li ringraziamo quando essi lottano per liberarsene. Qualsiasi persona che noi possiamo influenzare con la nostra volontà, il nostro controllo o potere è un pericolo per la nostra libertà. Non importa se la nostra influenza è dovuta all’amore o al potere o alla paura o a ciò che ottengono da noi. Le nostre Anime devono ringraziare tutti quelli che si rifiutano di essere nostri servi, dal momento che, sia loro che noi, veniamo derubati della nostra individualità. La vera conoscenza, 21 maggio 1936 (in E. Bach, Le Opere Complete) Tutta LA VERA CONOSCENZA viene SOLO dall’INTERNO DI NOI STESSI, in silenziosa comunicazione con la nostra Anima. Dottrine e civilizzazioni ci hanno derubato del silenzio, ci hanno derubato della conoscenza che NOI RICONOSCIAMO TUTTA IN NOI STESSI. Siamo stati portati a credere che noi dobbiamo essere istruiti dagli altri, e che il nostro sé spirituale sia diventato SOMMERSO. La ghianda, trasportata a centinaia di miglia dal suo albero madre, sa, senza alcun insegnamento, come diventare una quercia perfetta. Il pesce di mare o di fiume depone le sue uova e nuota ininterrottamente. Lo stesso vale per la rana. Il serpente depone le uova nella sabbia, e si mette in viaggio; eppure sia nelle uova del pesce, che nelle uova del serpente, sta tutta la conoscenza necessaria al piccolo per diventare perfetto quanto i suoi genitori. Le rondinelle possono trovare la strada verso la loro regione invernale centinaia di miglia lontano, mentre i loro genitori sono ancora occupati con la seconda nidiata. Abbiamo così tanto bisogno di tornare alla conoscenza poiché IN NOI STESSI GIACE TUTTA LA VERITA’. Ricordarsi che non abbiamo bisogno di cercare alcun consiglio, nessun insegnamento se non dall’interno. Cristo ci insegnò che i gigli di campo, sebbene non avessero né faticato né lavorato, erano ornati in modo più perfetto di Salomone in tutta la sua gloria. E Buddha c’insegnò che saremmo stati bene sul sentiero della nostra REALIZZAZIONE DEL SE’ una volta che fossimo divenuti liberi dai preti e dai libri. Attraverso le parole di Osho... Osho, I Segreti della Gioia Arriva il mattino, sorge il sole e ne sei un testimone. Non dici: “Io sono il mattino”. Al pomeriggio, non dici: “Io sono il pomeriggio”, ne sei un testimone. E quando il sole tramonta e scendono la notte e l’oscurità, non dici: “Io sono l’oscurità e la notte”, ne sei un testimone. Dici: “Sono venuti il mattino, il pomeriggio, la sera e la notte. Poi tornerà il mattino e il circolo si ripeterà, ma io sono solo un osservatore. Continuo a restare un testimone”. Se la stessa cosa diventasse possibile con i tuoi stati d’animo – stati d’animo del mattino, del pomeriggio, della sera e della notte, che si succedono come in un circolo – diventeresti un testimone. Dici: “Adesso è arrivata la felicità, come se fosse un mattino. Scenderà la notte: l’infelicità. Intorno a me gli stati d’animo cambieranno incessantemente, ma resterò centrato in me stesso. Non mi attaccherò ad alcun stato d’animo. Non nutrirò speranze e non mi sentirò frustrato, sarò semplicemente un testimone. Qualunque cosa accada la osserverò: quando arriverà, la osserverò; quando se ne andrà, la osserverò”. Il Buddha utilizza questo metodo molto spesso. Egli dice sempre di osservare un pensiero quando sorge. Arriva un pensiero infelice o felice: osservalo. Esso raggiunge un punto di massima intensità: osservalo. Poi comincia a scemare: osservalo. Alla fine scompare: osservalo. Mentre il pensiero sorge, esiste e muore, tu resta un testimone; continua a osservarlo. Osho, I Segreti della Gioia Ho sentito dire che una volta Mulla Nasruddin cadde dalle scale. Si ruppe una gamba e venne ingessato. Inoltre al Mulla di non fare le scale per tre mesi. Dopo tre mesi andò dal dottore e il gesso fu rimosso. Il Mulla chiese: “Adesso posso fare le scale?”. Il dottore rispose: “Adesso puoi. Stai benissimo”. Il Mulla disse: “Dottore, non può sapere quanto sono felice. Era così scomodo andare su e giù per le grondaie tutto il giorno. Per tre mesi, ogni giorno… E tutto il vicinato rideva di me. Ma poiché lei mi aveva detto di non fare le scale, ho dovuto cercare un’altra strada per uscire do casa!”. Questo è ciò che stanno facendo tutti. Se uno sfogo è bloccato, si creerà necessariamente una perversione. E tu non conosci le vie della mente: sono molto astute e sottili. La gente viene da me con i suoi problemi. Il problema sembra ovvio, ma non lo è. Tutti i problemi sembrano ovvi, chiari… Non è così. In profondità si cela qualcos’altro e, a meno che questo qualcos’altro non venga conosciuto, rivelato, trasceso, il problema resterà, ma cambiando forma. Qualcuno fuma troppo e vuole smettere. Ma fumare in sé non è un problema: il problema è qualcos’altro. Anche se smettesse di fumare, il problema resterebbe, ma sarebbe costretto a manifestarsi in un altro modo. Quando fumi? Quando sei ansioso e nervoso, cominci a fumare; il fumo ti aiuta. Ti senti più sicuro e rilassato. Se ti limiti a smettere di fumare, il nervosismo non cambierà. Poiché ti sentirai teso e nervoso, farai qualcos’altro. Ed è possibile trovare sostituti meravigliosi, apparentemente diversissimi. Puoi fare di tutto: cantare un mantra invece di fumare… Ogni volta che ti senti nervoso, puoi salmodiare: “Rama, Rama, Rama”, o ripetere qualsiasi cosa senza interruzioni. Che cosa stai facendo mentre fumi? È un mantra. Inspiri il fumo e lo espiri, lo inspiri e lo espiri: accade. Ma se usi un mantra e ripeti: “Rama, Rama, Rama”, nessuno dirà che stai facendo qualcosa di sbagliato. Ma il problema è lo stesso. Il problema non è cambiato; sei tu che hai adottato uno stratagemma diverso. Prima usavi il fumo, ora usi una parola. La ripetizione aiuta. Qualsiasi sciocchezza può andare bene; devi solo ripeterla in continuazione. Quando ripeti una cosa, ti rilassa, perché crea una sorta di monotonia. La noia è rilassante. Per crearla, puoi fare di tutto. Se stai fumando, tutti diranno che è sbagliato; ma se stai cantando un mantra, non lo dirà nessuno. Tuttavia, il problema è lo stesso. Io affermo che anche quello è sbagliato; anzi, è più pericoloso del primo, perché mentre fumavi sapevi di sbagliare. Ora, mentre canti il mantra, non sei consapevole; e questa inconsapevolezza è più pericolosa e più dannosa. In superficie puoi fare qualunque cosa, ma se non cambiano le radici profonde, non accade nulla. Quindi, per quanto riguarda tutto ciò che è esteriore, ricorda questo: siine consapevole e spostati dalla superficie verso le radici. Trova la radice: perché sei così nervoso? … Blocca uno sfogo e dovrai trovarne un altro… a meno che tu riesca a distruggere le radici. Quindi non pensare troppo a ciò che è esteriore. Sii consapevole di tutto ciò che è la tua personalità. Siine consapevole, fa attenzione e passa sempre dalla periferia alle radici per scoprire la causa. Per quanto possa darti fastidio, va’ alle radici… allorché arrivi a conoscere le radici, una volta che queste ultime sono state portate alla luce del sole… Ricorda questa legge: le radici possono esistere solo nell’oscurità, e non solo le radici degli alberi, qualsiasi radice! Una volta portate alla luce, muoiono.