FlautoDiVertebra

5.11


 Ci condurranno via giacenti.Indirizziti a foderare il cielo.Udiremo allontanarsi il tramestìo accortoal dire retto di noi.Perchè scrutati in silenzio.Qualcheduno si arresterà,non visto, ignoto.Dimenerà un sussulto la dipartita della carne.D'un tratto:Un abbacinamentoun altro. Tra i tanti.Soltanto pruriginoso interesse per altra vita snervatadal tempo.Noi, così inconsulti di noie sempre così distanti da quello che computavamo di avere.Non ci siamo avvedutiche sin dal vagito originarios'era avviato il corrodere del tempo alla rovescia.A crescere.Chissà che non sia questo che ci ha sviato.Sono nata un giorno fa,il cielo ascoso altrove.Le mie pupille accorte alle pareti.Alle sue brecce caustiche come astri.E tu? Sei così certo di essere vivo e vegeto?Frattanto, intabarrami ho freddo.Non vorrei ridestarmi battendo i denti, rabbrividendo.Hai scortocome fa buio senza remore?