Flavio Scutellà

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Morte Flavio Scutellà, Corte d’Appello conferma condanne ai medici coinvolti Sabato 31 Maggio 20149:35
di Angela Panzera – Morte Flavio Scutellà. La Corte d’Appello di Reggio Calabria, Costabile Presidente, ha ribaldato la sentenza emessa in primo grado dal giudice monocratico l’undici luglio del 2012. I giudici d’Appello hanno confermato la condanna per il reato di omicidio colposo emessa nei confronti di Antonio Leali e Pietro Tripodi che ammonta ad anno e otto mesi di reclusione; confermata anche quella relativa alla posizione di Giovanni Plateroti, a cui è stato inflitto un anno e sei mesi di carcere e quella di Francesca Leotta ad un anno di carcere. Tutti i condannati sono i medici che prestavano servizio presso l’ospedale di Polistena. Confermata anche la condanna ad un anno e otto mesi di carcere per Antonio Leale. La sentenza di primo grado registrò però l’assoluzione dei neurochirurghi reggini Francesco Turiano e Saverio Cipri; adesso però Saverio Cipri è stato ritenuto colpevole dai giudici della Corte d’Appello reggina che gli hanno inflitto un anno e 6 mesi di carcere. Oltre le condanne, sono state confermate in questo processo di secondo grado anche le assoluzioni disposte per Giovanni Triolo e Carmelo Alampi, infermieri del 118 di Reggio Calabria, Francesco Morosini, medico di Cosenza e Giuseppe Mauro, di Catanzaro. Flavio Scutellà, originari di Scido, è deceduto all’ospedale di Reggio Calabria, il 29 ottobre 2007, dopo tre giorni di coma. I fatti risalgono al pomeriggio del 25 ottobre 2007 quando Flavio dopo aver finito i compiti va a giocare con alcuni amici, ma cade da una giostrina e batte forte la testa. Giungerà nel pomeriggio all’ospedale di Polistena dove la TAC diagnosticherà un ematoma sottodurale. Otto millimetri appena, ma va portato subito in un ospedale. Nessuno dei sei ospedali che insistono nel territorio della Piana, lo può ricevere. Nessun ospedale, secondo quanto emerso dall’istruttoria dibattimentale, lo vuole. Non si trova un posto per Flavio, che sta morendo. Vibo, Lamezia terme, Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria dicono di no. Forse lo può accettare Messina, ma Flavio inspiegabilmente in Sicilia non arriverà mai. Il Signor Alfonso Scutellà giustamente perde la pazienza, chiama la Polizia, che interviene, e improvvisamente il posto a Reggio Calabria spunta fuori. Adesso però, manca l’ambulanza. Una tragedia dietro l’altra, un ritardo dietro l’altro. Flavio finalmente sale su quella ambulanza, ma chi è la guida non lo porta subito agli Ospedali Riuniti reggini; imbocca lo svincolo di Gioia Tauro. È finito il turno di lavoro e l’equipaggio che trasporta Flavio pare che si sia fermato per dare il cambio agli operatori. Finalmente il ragazzo giunge intorno alle ore 21.00 a Reggio Calabria, ma ancora non è chiaro il perché, nonostante il sua ematoma abbia triplicato le dimensioni, in sala operatoria verrà portato solo all’una di notte. Flavio Scutellà morirà il 29 ottobre dopo tre giorni di coma. Subito i genitori denunciano il caso all’autorità giudiziaria. I tempi della giustizia sono decisamente lunghi. Sul banco degli imputati salgono 11 persone fra medici ed infermieri in servizio agli ospedali di Polistena, Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria che all’epoca dei fatti si occuparono della situazione medica del ragazzo. Dopo oltre 7 anni dalla morte di Flavio, si chiude quindi il processo di secondo grado per uno dei più drammatici casi di malasanità calabrese che ha scosso, e scuote tutt’ora, l’opinione pubblica e le coscienze. “Se solo uno di questi medici – ha affermato il sede di requisitoria il pg Alberto Cianfarini- avesse fatto il proprio lavoro, niente di eccezionale, solo il proprio lavoro, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Ci sono sei medici che hanno agito con negligenza ed imperizia; se solo uno di loro avesse interrotto questa catena di negligenza, Flavio si sarebbe salvato. Signori giudici, desidero leggere una sentenza di condanna nella quale si stigmatizzi la negligenza. Questo è un caso di colpa grave; è mancato il buon senso. Siamo di fronte a dei medici che non solo hanno agito in maniera tardiva, ma hanno agito anche male. Avrebbero dovuto trasferire Flavio subito, avrebbero dovuto portarlo immediatamente presso un altro ospedale più attrezzato di quello di Polistena. Avrebbero dovuto usare qualsiasi mezzo, anche la propria automobile considerata la gravità della situazione. Se il padre del ragazzo non avesse chiamato la polizia chissà quando sarebbe stato trasportato a Reggio Calabria. Una domanda mi pongo: «e se Flavio fosse stato uno dei loro figli?»”.-