Flavio Scutellà

conferenza ..


a famiglia Scutellà ringrazia la magistraturaRispondi
Da sinistra Ruscio e i coniugi Scutella«Mi sento di ringraziare i giornalisti per il contributo alla nostra causa, per aver dato voce al nostro impegno di far giustizia sul caso di mio figlio Flavio». Con queste parole Alfonso Scutellà, accompagnato dalla moglie Maria, dal legale Antonella Sciarrone (in rappresentanza dell’avvocato Marcella Belcastro) ha aperto oggi pomeriggio al B’Art di Reggio Calabria la conferenza postuma alla sentenza, pronunciata solo venerdì dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria sulla morte del figlio Flavio.Al tavolo c’erano anche Felice Cabulliese e Pino Ruscio, genitori di Demetrio ed Eva, altre vittime della malasanità calabrese. La sentenza della Corte d’Appello, presieduta da Adriana Costabile, ha confermato le condanne per omicidio colposo, inflitte in primo grado per i medici dei nosocomi di Reggio e Polistena. Ai condannati in primo grado si aggiunge il medico Saverio Ciprì, condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Confermate in sede di gravame anche le due assoluzioni ai due operatori del 118: Giovanni Triolo (difeso dall’avvocato RenatoVitetta) e Carmelo Alampi (difeso dall’avvocato Marco Panella).Flavio Scutellà, originario di Scido, era deceduto agli Ospedali Riuntiti di Reggio Calabria, il 29 ottobre 2007, dopo tre giorni di coma e dopo continui spostamenti tra gli ospedali di Polistena e Reggio Calabria nel tentativo di reperire una sala operatoria in cui sottoporlo ad un intervento chirurgico alla testa dopo una caduta da una giostra vicino casa.«La sentenza è un punto di partenza – riferisce Alfonso Scutellà – perchè ci ha dato quella mera giustizia ce ci aspettavamo ovvero il medico che era uscito fuori dal processo di primo grado fortunatamente è stato portato dentro dal collegio giudicante. Per noi era il più responsabile della tragedia che abbiamo subito, della morte di Flavio. Vorremmo una Calabria migliore, vorremmo che quando un cittadino va in ospedale si trovi davanti dei medici e non dei cialtroni. Non possiamo cercare altrove quando in Calabria abbiamo ottimi medici che vanno valorizzati – e aggiunge – speravamo che qualcosa in questi anni, in campo di malasanità fosse cambiato e invece ci troviamo gli stessi imputati in più procedimenti. Quell’onda di cambiamento col licenziamento dei medici che avevano sbagliato non è andata a segno». Dati che fanno riflettere perchè alla Commissione appositamente istituita son risultate 105 pagine di discrasie negli ospedali calabresi. Quando invece, in casi gravi, le sanzioni per i medici dovrebbero partire dalla sospensione ed arrivare ai licenziamenti.«Non siamo qui per puntare il dito contro nessuno – spiega Maria, la mamma di Flavio – i medici diligenti vanno difesi, le mele marce devono essere allontanate. Come associazione nazionale onlus “I nostri angeli. Vite spezzate dalla sanità e dalla società malata”, oltre ad aiutare le famiglie e dare loro ciò che a noi, a suo tempo, è mancato, proponiamo la costituzione di un circuito virtuoso all’interno della società per migliorare la stessa e la costituzione di un QR Code che testimoni il gradimento dei medici, a seconda della loro esperienze e della relativa banca dati. La morte di mio figlio aveva dato la spinta perla sistemazione di alcuni ospedali: quello della Piana, poi di Palmi, quello di Vibo e quello di Cosenza. Visto che si è fatto così poco proponiamo provocatoriamente un ospedale “galleggiante” che possa muoversi lungo la costa ed accogliere i calabresi». Una sentenza d’appello su cui pende la mannaia della prescrizione che intercorre dopo sette anni e sei mesi, per questo precisa Scutellà «siamo quasi al settimo anno e spero che Suprema Corte possa concludere prima della scadenza».A testimonianza dell’impegno dell’associazione la presenza di Pino Ruscio, padre di Eva, sedicenne di Polia, deceduta il 5 dicembre del 2007 durante un intervento di tracheotomia d’urgenza all’ospedale “Jazzolino” per le complicazioni sorte in seguito ad un ascesso peritonsillare, per la morte della quale sei medici dell’ospedale di Vibo sono stati condannati in secondo grado lo scorso marzo. «Abbiamo posto dei quesiti al ministero della sanità ed al ministro Lorenzin siamo in attesa di risposte». Amara la testimonianza di Felice Cabulliese che ha perso il figlio di 29 anni, Demetrio, ricoverato al “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo, deceduto venti giorni prima della morte di Flavio Scutellà. Il caso è stato archiviato il 13 luglio del 2013. «Vorrei solo che la magistratura potesse sentirmi – precisa addolorato Cabulliese, che qualche settimana dopo la morte del figlio ha perso la moglie – e mi presenterò con la documentazione che ho raccolto in questi anni».Gabriella Lax