Flavio Scutellà

giuseppe galea


ciao peppe ...  Morte sospetta all’ospedale di Locri, indaga la Procura Redazione Altro Corriere7 febbraio 2018 Giuseppe Galea è deceduto lo scorso 4 febbraio. Iniziò ad accusare dolori al torace nel giorno di Santo Stefano. La prima diagnosi fu tubercolosi. Ma una tac evidenziò la presenza di un solo polmone. Le indagini sono a carico di ignoti
LOCRI È al vaglio della Procura di Locri il caso della prematura scomparsa di Giuseppe Galea, docente cinquantaduenne sidernese in servizio all’Itis di Oppido Mamertina nonché ciclista amatoriale, deceduto domenica scorsa 4 febbraio all’ospedale di Locri dove si trovava ricoverato già da alcuni giorni. A raccontare il tragico epilogo della vittima, i familiari rappresentati e difesi dall’avvocato del foro di Locri Antonio Ricupero.I FATTI Secondo quanto denunciato dai familiari, Giuseppe Galea che godeva di ottima salute e conduceva una vita regolare, si sentì male il giorno di Santo Stefano, accusando dolori al torace accompagnati da una forte tosse oltre che da difficoltà nella respirazione. «Accompagnato al pronto soccorso – racconta la famiglia del professore- gli viene diagnosticata una broncopolmonite e, dopo essergli state prescritte le cure, Giuseppe viene dimesso». La notte a cavallo tra il 23 e il 24 gennaio, Galea ha una nuova ricaduta, accusando gli stessi sintomi del 26 dicembre scorso, per cui nuova corsa al pronto soccorso dove gli vengono somministrate quattro flebo. Il mattino successivo, dopo essere stato sottoposto a una radiografia al torace,  al paziente gli viene diagnosticata una polmonite vera e propria, complice la tosse che «lo infastidiva» al punto da richiedere l’immediato ricovero. Il 27 gennaio Giuseppe Galea viene spostato in una stanza singola, dopo aver eseguito una tac, con la motivazione che «avrebbe dovuto rimanere isolato poiché affetto da tubercolosi». «Qualche giorno dopo- aggiungono i familiari- visionando nuovamente la tac, un medico del reparto ci riferisce che Giuseppe potrebbe essere affetto da alveolite polmonare. Per essere certi della diagnosi, gli vengono prelevati muchi e sangue per inviarli in un centro a Lamezia Terme, dove sarebbero stati sottoposti a esami specifici che sarebbero stati comunicati. Attraverso una telefonata al centro di Lamezia, avvenuta pochi giorni dopo, si ribadisce che Giuseppe non sia affetto da tubercolosi; non viene, tuttavia, indicata una diagnosi esatta, quindi si richiedevano ulteriori indagini. Nel frattempo, a Giuseppe continua ad essere somministrato un mix di farmaci potentissimi, circa 14 flebo al giorno». La situazione precipita domenica 4 febbraio, quando il fratello di Giuseppe, Carlo, lo raggiunge e non viene riconosciuto anzi scambiato per la moglie. Nella stanza Giuseppe inizia a vedere persone che non ci sono come il figlio Nicola che studia a Torino. Allertato il medico di turno, lo stesso tranquillizzava il fratello della vittima, aggiungendo che nel corso di dieci giorni Giuseppe si sarebbe ristabilito e sarebbe stato dimesso. Alle ore 16 di domenica però, Giuseppe viene trasferito in rianimazione. «Alle 18 – evidenziano i familiari del docente – lo incontriamo e sembra stare meglio ma ci avvertono che sarebbero dovute trascorrere quarantotto ore per considerarlo fuori pericolo. Alle 21.30 Giuseppe esalava l’ultimo respiro». «Chiediamo chiarimenti ai medici di rianimazione- ribadisce a gran voce la famiglia di Giuseppe Galea- e ci sentiamo dire che dalla tac effettuata il 26 gennaio era emerso che Giuseppe aveva un solo polmone, un’anomalia di cui non eravamo a conoscenza. Benché ancora sotto shock, ci siamo rivolti alla procura di Locri che ha già messo in moto la macchina delle indagini ponendo sotto sequestro la cartella clinica di Giuseppe». Le indagini attualmente a carico di ignoti, sono condotte dal pm Ezio Arcadi che ha predisposto l’esame autoptico per venerdì mattina 9 febbraio alle ore 11. Nominato anche un collegio di medici tra i quali: un medico legale, un anatomopatologo e un consulente esterno. Francesca Cusumanoredazione@corrierecal.it