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« Ho fermato il tempoIl complotto »

Phobos

Post n°420 pubblicato il 24 Marzo 2012 da flavourfly
 
Foto di flavourfly

Su Phobos, un sasso che orbita a meno di 6000 Km dalla superficie di Marte e che si trova già all’interno del limite di Roche, tutto è irreale.

Ma c’è un luogo su Phobos, un luogo, che devo assolutamente visitare e che ne fa del nome Phobos (terrore) una realtà.

Tutto è cominciato nel XX° secolo quando una sonda terrestre di nome Phobos2 scattò alcune foto di una delle lune di Marte poi, la sonda, smise di funzionare.

Era il 27 marzo del 1989.

Le foto, passate poi al vaglio degli esperti rivelarono qualche cosa di strano sulla superficie del planetoide, qualche cosa, che l’immaginario umano non penserebbe mai di vedere... un monolite.

Ma non una di quelle strutture che non lasciano dubbi sulla sua natura ma, una di quelle strutture che invece fabbricano perplessità, fantasticherie nella fragile mente umana.

La stranezza poi (una concomitanza?) della perdita del contatto con la sonda amplificò ulteriormente la fantasia del genere umano che, per i tempi di allora, poteva ancor più essere giustificata.

Sono passati 400 anni dalla prima esplorazione di Phobos ma ancora oggi la zona del Monolite sembra essere Off-limits.

Numerose sonde sono state inviate nella zona del monolite e tutte senza risposta e senza ritorno.

Perché?

Tutto su Phobos amplifica il terrore, la paura nell’essere umano.

La natura stessa del planetoide di forma altamente irregolare con la sua orbita al di sotto dell'orbita aerosincrona (più rapidamente di quanto Marte ruoti su se stesso) che permette la sua alba e il suo tramonto, visto da Marte, due volte al giorno.

La vicinanza con il pianeta madre che dà la sensazione costante di essere sempre ad un passo dall’impattare e il fatto che, Phobos, ormai ha i giorni contati a causa della vicinanza con Marte.

Phobos si trova all’interno del limite di Roche e, le forze di marea di Marte, stanno esercitando una forza attrattiva da cui Phobos non può sfuggire e il suo decadimento orbitale, valutato in 1,8 m al secolo, lo porteranno alla sua frantumazione, distruzione entro 50 milioni di anni.

Una trafittura di millesimi di secondo se rapportati con la scala del tempo cosmico.

La mia vita o la mia aspettativa di vita non è neppure da prendere in considerazione. Quando mi chiesero perché volessi andare nella zona del monolite risposi: - perché esiste! ma in realtà è la mia incapacità al resistere alla necessità di sapere.

Noi esistiamo in ragione del fatto che esistiamo, che siamo reali, che riconosciamo di esistere ma, del perché ci sia data la possibilità di esistere non abbiamo risposte.

Devo, devo sapere in virtù dalla forza della ragione, della consapevolezza che forse, la breve esistenza, non potrà fornirmi risposte se non dopo la morte.

Quindi, per il tempo che mi è stato concesso di esistere da chissà quale forza, da chissà quale concatenamento di eventi devo sfruttare l’occasione perché, se dopo la morte, non dovesse esistere più nulla non avrei mai una risposta.

Pazzia, fobia, chi lo sa!

So solo che non posso spendere la mia esistenza esitando ed attendendo che per qualche miracolo o fortuito caso, mi sia data risposta.

Mi sto avvicinando al monolite con il mio veicolo.

Lo vedo in distanza.

Sento qualche cosa crescere in me, paura? Terrore?

Non so rispondermi ricordo solo le parole di un mio precursore dei viaggi interplanetari nel sistema solare: - Lo strano monolite è così insolito che per forza ci dobbiamo chiedere chi l'ha messo lì, l'universo oppure, Dio?

 

Frammento del diario del Cap. Gus Stevenson scomparso il 20 luglio 2340 nella zona del monolite di Phobos.

 

Ci sono uomini che hanno portato risposte al genere umano a costo della loro vita.

Cos’è che li ha spinti ad affrontare l’evento della morte pur di avere, pur di dare risposte all’ignoto?

La fama o il desiderio invincibile di conoscere?

Credo che per dare risposta alle loro azioni bisogna comprendere la loro natura e per fare ciò dobbiamo affrontare tutti i monoliti che costantemente affiorano nelle nostre menti.

La ragione può essere più forte della paura della morte.

 
 
 
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Un blog di: flavourfly
Data di creazione: 08/06/2010
 
 

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