Caos Ordinato

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L'ultimo treno

Post n°423 pubblicato il 24 Marzo 2012 da flavourfly
 

 

Affollata di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze o per lavoro la stazione, sembra più un centro turistico che una vera stazione.

I bambini fanno gara a chi fa più rumore e le loro grida gioiose, in festa, mi danno un senso di piacevole compagnia.

Osservo quelle facce alcune bianche, evidentemente coloro che sono in partenza per le vacanze altre, abbronzate sicuramente di ritorno.

I treni si susseguono, si alternano ma sempre, con i loro carichi di esseri umani con le loro speranze, le loro noie, le loro vite.

Certo, che le differenze tra chi parte e chi arriva, per chi ha spirito di osservazione, balzano subito all’occhio.

Chi parte ha un volto più ansioso perché ancora deve affrontare il viaggio e non vede l’ora di essere là dove vuole recarsi.

Chi arriva, è più rilassato e spesso porta ancora l’abbigliamento che portava nel luogo di villeggiatura.

Vedo scendere persone con le ciabatte che ancora hanno i segni della sabbia e del mare altre, portano addosso quelle catenine o quei souvénirs che si acquistano in spiaggia c’è poi, chi ancora indossa i bermuda e porta il telo da spiaggia accoccolato sulla spalla.

Tutto questo brulicare di vita, di persone, che pur non conoscendosi hanno molto in comune, mi affascina.

Chissà cosa sta dicendo quella ragazza all’orecchio dell’amica guardando verso quel gruppo di giovanotti!

Curiosità non appagate ma che pur sempre mi ricordano il lato umano della gente, gli innamoramenti, le aspettative, le delusioni, gli interessi.

Io sono uno spettatore della rappresentazione dell’esistenza umana qui, in prima fila. Cerco di cogliere il respiro, le sensazioni della gente che mi sta intorno e alla fine, ne faccio parte anch’io della rappresentazione.

Quella donna china verso quella piccola che avrà si e no 3 anni, una madre... la sua Creatura.

Tenerezze, nervosismi, serenità, amori tutta una miscela di sapori che gusto, che approvo e disapprovo a secondo degli atteggiamenti, degli animi.

Io aspetto il mio turno, il mio treno che mi porterà verso casa.

Per le vacanze, dovrò attendere settembre.

Intanto già ne assaporo un anticipo.

Una signora mi guarda, mi sorride ed indica con gli occhi.

Il mio cono gelato si è sciolto e adesso mi sta colando giù per la mano.

Imbarazzante?

Forse, ma sono talmente preso ed incuriosito che ho dimenticato il cono gelato.

Mi porto verso una fontanella per pulirmi.

Il sole del mattino è caldo e la giornata serena ed afosa.

Ogni tanto una brezza, che sembra provenire dal mare, fa comparsa.

Mi siedo su di una panchina ad attendere in questo disordine di vitalità il mio treno.

Guardo l’orologio della stazione.

Sono le 10.25 ed è l’ultima immagine della mia vita.

 

Era il 2 agosto del 1980 quando, nella stazione di Bologna, esplose un ordigno nella sala d’aspetto della 2^ classe.

Furono stroncate ottantacinque vite e furono ferite oltre duecento persone.

Tra quelle vite, improvvisamente spezzate, c’era una bambina di soli tre anni “Angela Fresu”.

Voglio ricordarla a simbolo della malvagità che pervade alcuni “esseri” che si definiscono “umani”.

Sicuramente, queste inquietanti presenze, si scusano con la loro coscienza dicendo che tutte le guerre e gli ideali hanno avuto i loro martiri.

Ma ditemi quale martire può essere una Creatura di soli tre anni?

Che ne sa lei di ideali e di martiri?

Angela è solo una vittima della maledetta lucidità di arrivare ad uccidere per il piacere della vittoria contro il sistema.

Esistono altri modi di condurre le battaglie ed io, sto conducendo la mia in questo racconto senza uccidere nessuno.

A tutti Coloro che sono deceduti nell’attentato ed alle loro Famiglie, ai loro Cari. Il mio cuore, è vicino al Vostro

Con  queste poche righe, ho deposto la mia targa in Vostro ricordo.

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Data di creazione: 08/06/2010
 
 

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